Il premier israeliano ribadisce: "No al rilascio di migliaia di palestinesi, il riferimento è al precedente accordo"
No ad un accordo ad ogni costo. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito la linea dura nelle trattative per il cessate il fuoco a Hamas e per la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas nell'attacco del 7 ottobre. Parlando prima della riunione settimanale del governo, Netanyahu ha detto di voler "essere chiaro sulla nostra politica: l'obiettivo fondamentale è prima di tutto l'eliminazione di Hamas". Per questo, riguardo al possibile accordo per il rilascio degli ostaggi, il premier israeliano ha ribadito: "Non accetteremo ogni accordo, a qualsiasi prezzo", aggiungendo che le notizie diffuse dalla stampa riguardo alla disponibilità a rilasciare un grande numero di terroristi non corrispondono al vero.
A quanto riporta Haaretz, il premier ha detto ai suoi ministri di escludere il rilascio di migliaia di detenuti palestinesi nell'ambito dell'accordo per la liberazione degli ostaggi che viene ora negoziato. Il punto di riferimento, ha detto, deve essere la ratio stabilita nel precedente accordo, quando furono liberati tre detenuti palestinesi per ogni ostaggio.
Durante il consiglio dei ministri di questa mattina, scrive Haaretz, Netanyahu ha anche detto che non vi sarà una totale cessazione dei combattimenti nell'ambito dell'accordo e che un cessate il fuoco permanente con il ritiro israeliano da Gaza saranno possibili solo dopo lo smantellamento del governo e le capacità militari di Hamas. Alcuni ministri hanno chiesto che l'accordo sia presentato a tutti i ministri e ottenga l'approvazione dell'intero governo prima di essere implementato.
Intanto il gabinetto ristretto di guerra, scrive Times of Israel, è convocato per la serata di oggi. Secondo media arabi, Hamas dovrebbe dare più o meno alla stessa ora la sua risposta su un possibile accordo per la liberazione degli ostaggi.
Nel suo discorso Netanyahu ha fissato le tre condizioni per arrivare all'eliminazione di Hamas: la distruzione di tutti i suoi 24 battaglioni, 17 dei quali sono stati già distrutti, completare le operazioni mirate nel nord e nel centro della Striscia e la neutralizzazione della rete dei tunnel, operazione "che richiede più tempo".