Combattimenti nel Nord e Centro della Striscia, Idf: "Uccisi decine di miliziani, distrutti lanciamissili"
Hamas si divide sulla proposta di accordo per il rilascio degli ostaggi trattenuti a Gaza: secondo il Wall Street Journal, il capo dell'organizzazione terroristica a Gaza, Yahya Sinwar, sosterrebbe una tregua temporanea mentre i suoi leader al di fuori della Striscia starebbero spingendo per ulteriori concessioni ed un cessate il fuoco permanente. Sinwar punterebbe ad una pausa di sei settimane per far riorganizzare i miliziani di Hamas e fare entrare più aiuti a Gaza, scrive il Wsj citando fonti a conoscenza dei contenuti dei negoziati. Il capo del Politburo Ismail Haniyeh, al contrario, starebbe spingendo per un cessate il fuoco permanente con garanzie internazionali e un piano per ricostruire l'enclave.
Le truppe israeliane che combattono nel nord e nel centro di Gaza hanno intanto ucciso decine di miliziani di Hamas e distrutto un certo numero di lanciamissili. Ad annunciarlo è l'Idf, citato dal Times of Israel.
Le truppe hanno anche fatto irruzione in un ufficio di Hamas dove hanno trovato equipaggiamento militare, armi e documenti appartenenti al gruppo terroristico.
I militari hanno infine eliminato una cellula terroristica che stava cercando di introdurre armi all'interno del campo profughi di Al-Shati.
La "continua attività militare" di Israele "nel sud" della Striscia di Gaza "spinge i civili verso il confine con l'Egitto", dove ci sono "1 milione" di rifugiati interni. Israele "dice che sono zone sicure", ma di fatto "non lo sono" e "i bombardamenti continuano a colpire la popolazione civile, creando una situazione terribile. I ministri oggi dovranno discuterne". Lo dice l'Alto Rappresentante dell'Ue Josep Borrell, a margine del Gymnich, il Consiglio Affari Esteri informale, organizzato a Bruxelles dalla presidenza belga.
"È necessario un piano non solo per amministrare Gaza dopo la fine di Hamas ma anche per impedirne la ricostituzione, al fine di evitare il replicarsi di fenomeni come l'Isis che ha fatto risorgere il terrorismo dopo l'era Al Qaeda". A dichiararlo, in un'intervista al quotidiano 'La Stampa', è il generale David H. Petraeus, veterano di guerra e già direttore della Cia, oggi presidente del Kkr Global Institute.
"C'è un allargamento progressivo della crisi - osserva Petraeus - ed esiste la possibilità che il conflitto si espanda in tutte le aree del Medio Oriente, dove sono attive le milizie sostenute dall'Iran, come Hezbollah nel Libano meridionale, sebbene la formazione sembri limitare le operazioni". "Fermento particolare - avverte inoltre - si registra invece in Iraq, che l'Iran vuole "libanizzare". C'è poi la Siria di Bashar al Assad, un'estensione territoriale iraniana in termini di attività militari e di intelligence portate avanti dalla Repubblica islamica, e lo Yemen da dove gli Houthi hanno creato una semiparalisi della navigazione commerciale nel Mar Rosso. Penso che la coalizione guidata dagli Stati Uniti abbia piani chiari per rispondere alle crescenti minacce in questi focolai".
"Israele - fa notare - ha compiuto progressi significativi contro Hamas, eliminando i suoi miliziani dalla maggior parte del Nord di Gaza e anche in altre aree. Deve tuttavia stare molto attento a non adottare tattiche che agevolino l'emergere di una nuova generazione di reclute di Hamas. Saranno necessari lunghi mesi di duri combattimenti per bonificare prima, mantenere il controllo poi, e ricostruire infine la parte centrale e meridionale della Striscia. Aree verso le quali un numero significativo di civili si trova ora così come i leader di Hamas e molti dei suoi combattenti".