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Storico dell'arte: "Studenti capiscono ecovandali, opere in museo come merci in vetrina"

Parla Carlo Falciani, il docente di Storia dell'Arte all'Accademia Belle Arti di Firenze: "Comprendono le ragioni della protesta perché incarna il sistema di diffusione del pensiero che è riassumibile nel mondo social"

L'azione di protesta di Ultima Generazione al museo degli Uffizi di Firenze - (Fotogramma)
L'azione di protesta di Ultima Generazione al museo degli Uffizi di Firenze - (Fotogramma)
04 marzo 2024 | 16.47
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"I giovani studenti, in larga maggioranza, comprendono le ragioni della protesta, perché fa parte in pieno di quel sistema contemporaneo di diffusione del pensiero che è riassumibile nel mondo social: da questo punto vista, l'obiettivo di attirare l'attenzione sui guasti catastrofici del cambiamento climatico è molto partecipato, anche se non tutti apprezzano la singola forma di protesta". Ad affermarlo è Carlo Falciani, docente di Storia dell'Arte all'Accademia Belle Arti di Firenze, intervistato dall'AdnKronos alla luce dell'ultimo episodio che ha visto come teatro gli Uffizi.

Per lo storico d'arte, "è chiaro che il 'messaggio' attraverso i social arriva molto più ai giovani, in quanto è praticamente assente quell'aspetto di repulsa che invece è ben presente nella stessa notizia ma data dal telegiornale o letta su un quotidiano. Poi, 'giovane' non è una categoria etica o politica e dunque le posizioni possono essere le più diverse, ma la prevalenza è sicuramente a favore della protesta dei cosiddetti 'ecovandali' o meglio degli ambientalisti di Ultima Generazione".

Nel corpo docente, invece, ovviamente molto più adulto, "le posizioni sono più variegate, c'è chi apprezza e chi condanna e chi si pone in maniera più sfumata... Io trovo che queste azioni siano anche il segno della diminuita funzione museale nella società contemporanea, nel momento in cui il museo serve a far soldi con i biglietti e anche le opere sono valutate non per il loro valore ideale o estetico e per il segno di una memoria e di una civiltà, ma come entità monetarie".

Così, osserva Falciani, curatore di mostre "le opere esposte vengono considerate alla stregua delle merci messe in vetrina nei negozi; e tirare una zuppa sulla 'Gioconda' equivale al gesto degli animalisti che gettavano le uova marce addosso alle pellicce delle signore alla 'prima' della Scala. L'arte è come una merce e chi si oppone ai guasti della società la usa come bersaglio, come se si spaccasse la vetrina dove sono esposti i Rolex...".

Quanto alla recente normativa voluta dal Governo che prevede il pagamento delle spese da parte degli autori dei danni causati ai monumenti e alle opere artistiche, per Falciani "anzitutto va detto che in realtà questi cosiddetti 'ecovandali' non hanno mai danneggiato nulla in maniera irreversibile. E legiferare sulla cronaca spicciola, sull'onda emotiva dell'opinione pubblica o della politica, penso sia una delle scelte peggiori che lo Stato possa fare".

Ma, lamenta il docente di Storia dell'Arte all'Accademia Belle Arti di Firenze, "purtroppo in Italia c'è questo vizio. Dopo di che, sono proteste che hanno poco senso, perché lasciano il tempo che trovano, anzi meglio: lasciano il tempo di un 'like'... Ci si indigna, per il clima cambiato o per il quadro colpito, e poi tutto finisce lì, come per una trovata pubblicitaria che lì per lì colpisce e poi bisogna trovare un altro messaggio che la sostituisca".

(di Enzo Bonaiuto)

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