Il tumore del colon-retto è una delle neoplasie a più elevata incidenza nel mondo occidentale e rappresenta il 15% circa di tutti i tumori negli uomini e il 13% nelle donne. In Italia ogni anno si registrano 50mila nuovi casi, con un’incidenza inferiore nelle donne rispetto agli uomini: 60 casi contro 100 casi su 100 mila, e una media generale di 83 casi su 100 mila; si sviluppa più spesso nel colon (70%) e meno nel retto (30%). Ma nonostante questi numeri e l'efficacia degli screening, in Italia meno di 1 italiano su 2 si sottopone ai test.
"Numerosi studi hanno dimostrato che lo screening per il cancro colorettale, che consente di individuare e asportare i polipi prima che evolvano in carcinomi e di diagnosticare un eventuale tumore in fase iniziale, nei paesi in cui è stato implementato da almeno un decennio riduce del 20% il numero di nuovi casi e del 30% la mortalità per questa forma tumorale", conferma Elisabetta Buscarini, presidente della Federazione italiana società delle malattie dell’apparato digerente (Fismad) e direttore dell’unità operativa complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva dell'ospedale Maggiore di Crema.
Mentre l’attività di screening organizzato del cancro colorettale mostra una costante crescita nell’estensione dell’offerta (nel solo 2017 sono state invitate più di 6 milioni di persone) - si legge in una nota - purtroppo l’adesione al test rimane stabile su valori intorno al 40%, con una adesione maggiore al Nord (52%), intermedia al Centro (35%) e inferiore al Sud (24%). Le donne sono più sensibili alla prevenzione: il 44% vi aderisce contro il 40% degli uomini.
Preoccupa poi l’aumento dei casi nei giovani. Uno studio internazionale, condotto in 20 Paesi europei, ha analizzato i dati relativi alla patologia dal 1990 al 2016 attraverso il monitoraggio di un campione di 144 milioni di under 50. L’indagine ha rilevato un aumento dell’8% annuo dei casi di cancro colorettale fra i giovani fra i 20 e i 29 anni e del 5% nella fascia di età fra i 30 ed i 39 anni, accompagnati da una crescita dell’1,5% annuo nelle persone fra i 40 ed i 49 anni. Anche se tale trend non è stato confermato in Italia, questi dati suonano un allarme importante per le nuove generazioni: gli stili di vita sbagliati (pensiamo per esempio all’eccesso di peso), che in altre nazioni occidentali hanno preso piede con qualche decennio di anticipo, stanno cambiando le abitudini anche degli italiani.
"Solo il 5%, quindi una piccolissima parte, di chi esegue il test sulle feci di ricerca del sangue occulto riceve esito positivo e deve quindi sottoporsi a una colonscopia, mirata ad accertare la presenza di eventuali lesioni sospette", spiega Buscarini. "Ma chi ha ricevuto un referto negativo si ferma al primo step". Un quarto delle persone positive al test per la ricerca del sangue occulto fecale (Sof) non ha aderito alla successiva colonscopia di approfondimento. Un dato allarmante, poiché con un esame positivo il rischio di carcinoma o adenoma avanzato (cioè con elevata probabilità di evoluzione verso la malignità) è fra il 30% e il 40%.
Altri fattori di rischio per la salute del colon sono evidenti nello stile di vita di una fascia sempre più ampia di persone negli ultimi decenni: nutrizione scorretta, ridotto apporto di frutta e verdure, assunzione di carni lavorate, eccesso di peso, consumo di alcol e fumo, sedentarietà, sono ritenuti i principali responsabili dell’incremento nei casi in giovane età nel mondo occidentale. Uno studio pubblicato su Jama Oncology - ricorda la nota - ha dimostrato come i casi di cancro colorettale siano soprattutto collegati all’obesità giovanile e all’incremento di peso dopo i 18 anni. Dati che potrebbero avere, in prospettiva, un forte impatto anche in Italia, visto che il nostro Paese ha tassi di obesità infantile e giovanile tra i più alti in Europa, avvertono gli esperti.