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Ucraina, la controffensiva: quando e come attaccherà Kiev

L'analisi dell'esperto di geopolitica David Rossi

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21 aprile 2023 | 11.44
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"Sarà il giorno più lungo". La fase iniziale della controffensiva dell'Ucraina nella guerra con la Russia, se e quando avverrà, "sarà determinante per la vittoria o la sconfitta". Per questo, tutti si domandano quanti saranno e soprattutto che direttrici prenderanno gli ucraini nel momento in cui cesseranno l'attuale fase difensiva, "che dura grossomodo dall'11 novembre, giorno della liberazione della città di Kherson ed è stata caratterizzata dalla devastante battaglia, tuttora in corso, di Bakhmut, per passare al contrattacco, cioè al tentativo di spingere le forze russe fuori dai territori occupati". Ne parla con l'Adnkronos l'esperto di geopolitica David Rossi, secondo cui la controffensiva "sarebbe un modo per giungere alla pace".

"Durante questi cinque mesi e mezzo - ricorda Rossi - è mancato l'altro attacco atteso da tutte le parti, la 'grande offensiva' russa che, nelle anticipazioni delle intelligence e dei commentatori di inizio gennaio, avrebbe dovuto colpire l'Ucraina da Nord, Est e Sud nei giorni precedenti l'anniversario dell'inizio della guerra, il 24 febbraio. Ogni piano russo è stato abortito dopo che tra il 25 gennaio e il 15 febbraio le truppe del Cremlino hanno subito alcune delle più catastrofiche sconfitte dalla Seconda Guerra Mondiale, con la perdita di centinaia di carri armati e di migliaia di soldati in combattimenti inutili nell'oblast di Zaporizhzhia. La 155esima brigata di marina, della fanteria navale, è stata annientata e ricostruita almeno otto volte e negli ultimi scontri è stata costretta a schierare truppe da poco mobilitate con scarsissima preparazione. Insomma, Mosca ha deciso che - a parte la battaglia di Bakhmut - non ci sono le condizioni per nessun attacco serio".

"Dopo quelle di Kiev e Mykolaiv e quella di Izyum, Lyman e Kherson, l'Ucraina intende lanciare la sua terza controffensiva prima dell'estate. Lo stato maggiore ucraino - afferma il geopolitoligo - da settimane lavora alla costituzione di una dozzina di brigate di truppe abbastanza fresche, addestrate in Occidente e spesso dotate di mezzi ed equipaggiamenti di ultima generazione, non ultimi i tank Leopard 2, Challenger 2 e Abrahams. Ogni brigata - vecchia e rinforzata o nuova che sia - sta ricevendo due o tremila truppe e centinaia di veicoli: sembra che molte abbiano già lasciato le sicure basi dell'Ucraina occidentale per iniziare a spostarsi verso il fronte. Lo dimostrerebbe la comparsa di colonne di veicoli con simboli mai visti in precedenza".

Nella controffensiva l'esercito di Kiev impiegherà mezzi moderni e provenienti dall'Occidente, ma non solo, rivela Rossi. "La 47° brigata d'assalto è stata equipaggiato con una macedonia di veicoli da combattimento M-2A2 di fabbricazione americana e carri armati M-55S ex-sloveni che probabilmente saranno usati come cannoni mobili per i combattimenti urbani. Non mancheranno neanche mezzi ed equipaggiamenti 'vintage': è il caso della 33° brigata meccanizzata che avrà in dotazione le stesse vecchie armi ex sovietiche che hanno rappresentato la maggior parte dell'equipaggiamento dell'esercito ucraino dal 1991: insomma, carri armati T-72, veicoli da combattimento BMP-2 e lanciarazzi BM-21. Non bisogna, tuttavia, immaginare le unità dotate di armi più vetuste come lontane dalle posizioni di guida della controffensiva".

"Quanto alle direzioni dell'attacco, dice l'analista, mappa alla mano, "le opzioni non sono infinite: ognuna deve essere valutata in una logica di prevenzione del rischio e massimizzazione del risultato. Andando da Est a Sud in senso orario: la linea Kreminna-Svatove rappresenta il limite estremo raggiunto dalla seconda controffensiva ucraina, in senso spaziale e temporale: le truppe di Kiev hanno esercitato pressione sulle linee russe fino all'ultima decade di gennaio, quando - in coincidenza con l'offensiva poi abortita nel sud - i soldati di Putin sono sembrati in grado di passare all'attacco, anche se con scarsi risultati. Una controffensiva su questo fronte si scontrerebbe contro truppe russe, numerose ma poco addestrate: un'eventuale successo spezzerebbe la catena logistica dal cuore della Russia verso il Donbass e probabilmente costringerebbe i russi ad arretrare quasi sulle posizioni del 24 febbraio 2022, essendo Severodonetsk e altri centri della regione quasi indifendibili. D'altra parte, i terreni non sono ancora perfetti per i combattimenti, i russi si potrebbero fortificare su posizioni più sostenibili e la Russia è abbastanza vicina di ricostituire agevolmente la logistica".

"L'area di Bakhmut - prosegue - con la battaglia in corso da quasi nove mesi e che forse ha provocato la morte di 60.000 soldati di cui un quinto ucraini, è stata oggetto di discussione all'interno dell'amministrazione ucraina, come sede per una 'mini controffensiva'. Per ora, si è vista solo una frazione delle 'nuove truppe' con carri e mezzi moderni. Certo, dopo averla spianata, i russi ben difficilmente potrebbero asserragliarvisi per una strenua difesa: tuttavia, da queste parti operano le truppe Wagner, forse le meglio preparate tra i combattenti russi, che hanno subito perdite colossali ma che potrebbero avere una riserva di combattenti, comunque pericolosi".

"Andando verso Sud incontriamo la città di Donetsk, che è a un tiro di sasso dalla linea del fronte e costituirebbe un obiettivo pregiato dal punto di vista simbolico: realisticamente, però, gli ucraini non intendono affrontare un combattimento urbano in una città che nel 2017 aveva quasi la stessa popolazione di Torino. Diverso sarebbe il discorso se la si potesse riprendere senza colpo ferire come Kherson: questo tuttavia, per ora non è tra le cose prevedibili", prosegue.

"Il cosiddetto fronte meridionale comprende una fascia di territorio larga 200 chilometri e profonda 90-100, che va dal medio corso del Dnipro -dove il fiume è largo come un lago molto esteso - al basso corso e comprende città importanti come Melitopol, Berdiansk e soprattutto Mariupol. È qui che più volte nelle ultime settimane gli ucraini hanno gestito la così detta area grigia tra i due fronti e la prima linea dei russi come una fisarmonica, saggiando le capacità difensive delle truppe del Cremlino. L'area è di importanza strategica: affacciandosi di nuovo sul mare di Azov, gli ucraini romperebbero la continuità tra il Donbass e la Crimea, annullando qualunque conquista dei russi in quattordici mesi di guerra. Soprattutto, causerebbero l'isolamento della Crimea, dato che nei prossimi mesi le forze di Kiev saranno in grado di colpire con missili oltre i 300 chilometri. Insomma, quest'area ha l'odore dell'obiettivo principale".

"Infine, la parte sud-orientale dell'oblast di Kherson è una tra le principali candidate come direttrice dell'offensiva. Guardando la mappa geografica, si nota subito che è un'area pianeggiante, poco popolata, con pochissimi assi stradali e quasi nessun asse ferroviario per i russi. Il problema è il basso corso del Dnipro: per attraversarlo gli ucraini hanno bisogno di impiegare massicciamente la forza area, se non vogliono subire perdite importanti", dice.

"Certamente, un successo da questo lato porterebbe gli ucraini al confine con la Crimea e costringerebbe i russi a spostare forze importanti per la sicurezza della regione occupata nel 2014. Non bisogna pensare che un obiettivo escluda un altro - conclude Rossi - A settembre Zaluzhny ha fatto intendere ai russi di voler attaccare Kherson, per poi lanciare la controffensiva in modo rapido e improvviso a più di mille chilometri di distanza, dal lato di Kharkiv, riuscendo alla fine anche a prendere la stessa Kherson. Una cosa è certa: i grandi strateghi provano sempre a ripetere le manovre a sorpresa di successo".

di Cristiano Camera

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