"Il mio scopo era quello di provocare, se possibile, un avvicinamento alla verità. Non ho detto a Macron di chiedere scusa"
"Io non ho ritrattato niente". Lo afferma l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato nel corso di un incontro alla Stampa estera in Italia per approfondire le sue dichiarazioni sulla strage di Ustica. "Ho detto che portavo avanti l'ipotesi più fortemente ritenuta credibile tra quelle formulate, specificando che non avevo alcuna verità da riferire e che il mio scopo era quello di provocare, se possibile, un avvicinamento alla verità", continua. "Non ho chiesto a Macron di chiedere scusa", ha precisato Amato. "Basta leggere l'intervista in cui chiedo a Macron di occuparsi della cosa e se è infondata è la cosa migliore, se è fondata deve chiedere scusa", ha continuato.
"Ho trovato singolare - dice Amato - sia stato detto che la politica con Ustica non c'entra. La politica può ancora fare molto, se vuole, perché Ustica sia chiarita". "Sogno il ritorno delle democrazie alla capacità di comporre e continuo a lavorare perché questa capacità torni a svilupparsi; sogno una politica che, senza restaurare i vecchi partiti, abbia il divieto di comunicare con i concittadini attraverso i comunicatori e costringa i politici a parlare con i cittadini".
"Non mi importa assolutamente nulla della sede politica di oggi, la ragione è che una persona di 85 anni comincia a ragionare avendo in mente qualcosa di diverso da ciò che quotidianamente affligge i giornalisti che si occupano di cronaca politica, e inizia a pensare che ha davanti poco tempo e a chiedersi se c'è qualcosa di utile e di incompiuto", sottolinea, spiegando il perché della sua intervista a 'La Repubblica'.
"Mi è arrivata la richiesta di Repubblica di parlare di Ustica, mi stava dentro, avevo avuto contatti recenti con le famiglie e ho iniziato a pensare che questa ricerca a cui le famiglie non rinunciano sta per arrivare a un tempo irrealizzabile", afferma Amato, aggiungendo: "Ecco il peso della mia età".
E scandisce: "Chi ha scritto che la mia intervista è fonte di attriti con la Francia ha voluto creare un attrito e dire una cosa non vera, cosa che spesso in politica si fa. Non risponde a verità. Non ho chiesto a Macron di chiedere scusa", precisa Amato. "Basta leggere l'intervista in cui chiedo a Macron di occuparsi della cosa e se è infondata è la cosa migliore, se è fondata deve chiedere scusa", ha continuato.
Poi, a una domanda sulle sue parole su Bettino Craxi, risponde: "Un errore, segnalato anche da figli di Craxi. Inizio ad avere una certa età e ho ammesso che non sono in grado dire se l'errore l'ho fatto io o se lo fece chi mi disse che Craxi informò Gheddafi. E' un fatto che lo informò nell'86".
"No, non ho sentito Meloni, perché avrei dovuto?", risponde ancora l'ex presidente del Consiglio a un'altra domanda nel corso dell'incontro alla Stampa estera.
"Al presidente francese Emmanuel Macron direi: 'Abbiamo la fortuna di avere te come presidente della Francia in questo momento, che sei il più libero per occuparsi di questa vicenda'", dice l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, per "pacificare il mondo in cui viviamo e ancora di più legarti a questi giovani" ai quali "dire ti consegno un mondo in cui i misteri sono finiti e le verità si cercano, non si lasciano sotto il tappeto". E lancia, poi, l'appello a Macron affinché "ci liberi della questione Solenzara e questo può farlo la Francia, non l'Italia".
Il ruolo della Nato, sottolinea Amato, "non è completamente chiaro". "La Nato, ai fini del chiarimento di ciò che accadde, ha in parte collaborato e in parte no" dice parlando della strage di Ustica.
Sulla strage di Bologna, sottolinea, "non ne so abbastanza". "La strage di Ustica, anche se non so se sarei in grado di superare l'esame sulla sentenza Priore, la conosco, della strage di Bologna so molto meno. Ma esiste questo tema: ci sono situazioni importanti rispetto alle quali abbiamo la percezione di una verità fasulla o incompiuta". "Si pensi a Emanuela Orlandi, è impressionante - continua Amato - nonostante ora il pontefice abbia detto che dobbiamo arrivare (alla verità, ndr.), non sappiamo praticamente nulla. La pacificazione con la storia finisce per arrivare il giorno in cui questi misteri sui disciolgono in una verità accertata e accettata ed è vero che, nella nostra storia, ne abbiamo di ancora incomplete".