"Tutte le indagini e i processi hanno raggiunto altre conclusioni"
"Se il presidente Amato ha qualcosa di più di personali deduzioni, come dice nell'intervista, se ha degli elementi concreti li metta a disposizione e certamente ci sarà seguito da parte dell'autorità giudiziaria e dal governo". E' quanto ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, intervistato sul palco di Digithon a Bisceglie dal direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci, commentando l'intervista di Amato di oggi su Ustica. "Non ci sono atti coperti da segreto di Stato su Ustica - spiega -. Ho mandato un messaggio a Calenda sulla sua dichiarazione di oggi, dicendo che non tutto quello che ha fatto il senatore Renzi è stato fatto male nel senso che nel 2014 ha tolto il segreto di Stato e una lenzuolata di documenti tra cui anche su Ustica nel periodo tra 2015 e il 2017 sono stati desecretati".
"Quello che ha detto oggi il presidente Amato non è una novità per lui lo ha detto in anni passati come anche il presidente Cossiga. Che ha però un limite: tutte le indagini e i processi hanno raggiunto altre conclusioni".
"Non vedo tensioni, è fisiologico che in un governo di coalizione ci siano posizioni differenti ma finora ogni differenza è stata sempre ricomposta" aggiunge. "Io sono il sottosegretario del Consiglio dei Ministri e, quindi, non mi sono perso un minuto di Consiglio dei Ministri tra tutti quelli che si sono svolti, finora, alcuni molto impegnativi che hanno affrontato snodi delicati e drammatici della vita nazionale".
Nel sistema attuale dei servizi, ha detto il sottosegretario, "c'è un problema strutturale, ci sono troppe sovrapposizioni, le sovrapposizioni generano dispersioni e le energie come per ogni settore della nostra vita istituzionale vanno rese le più efficaci possibili". "Stiamo parlando di un comparto che conta meno di 4.500 persone e immaginare anche tre strutture per due agenzie e un dipartimento è un qualcosa che merita un restyling. Questo interessa non il governo e il suo stretto recinto, ma una nazione. Abbiamo promosso una riflessione molto serrata e non intendiamo fare questa riforma senza coinvolgere tutte le forze politiche presenti in Parlamento perché è una riforma che interessa la nazione e ha il Parlamento come interlocutore".
"L'ultima legge di riforma dei servizi segreti è del 2007, quindi, in teoria, non sarebbe tanto lontana. In realtà in 16 anni è cambiato il mondo più volte", ha continuato Mantovano. "Cito soltanto due espressioni di sensibile cambiamento. L'uno è il fronte cyber, l'altro è quello dell'incremento notevole del lavoro dell'intelligence sugli interessi strategici, economico - finanziari della nostra nazione, in parallelo con l'incremento dell'intelligence finanziaria in tutto il mondo. E nel momento in cui c'è una guerra in atto, che però ha delle ricadute anche sul piano dell'approvvigionamento energetico, della tenuta del sistema economico, bancario, finanziario dei Paesi che appoggiano la difesa dell'Ucraina dall'invasione, l'intelligence finanziaria ha assunto una estensione che 16 anni fa non era neanche in uso. Allora rispetto a questo oggi l'esigenza principale è quella della specializzazione e dell'efficienza".
Per l'arruolamento nelle file dell'Intelligence, ha detto poi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, "ci sono dei concorsi trasparenti, devo dire che i partecipanti ai concorsi sono professionisti di elevato grado, poi ci sono dei corsi di specializzazione" perché contro gli hacker "l'aggiornamento deve essere costante".
"Lo sforzo che l'Italia sta facendo è quello di chiamare a raccolta, oltre che le Istituzioni europee senza tralasciare nessuna delle nazioni europee, tutti gli Stati che si affacciano sulla parte Sud del Mediterraneo dalla Turchia al Marocco fino agli stati del Golfo e che sono disponibili ad aiutare lo sforzo di stabilizzazione delle aree di migrazione irregolare" spiega il sottosegretario Mantovano. "L'obiettivo, avendo presente queste tre fasce di Stati: gli Stati di provenienza delle migrazioni, quelle di transito che vivono dei momenti drammatici pensiamo alla Tunisia, e quelle di destinazione, è quello di immaginare un grande Piano per lo sviluppo dell'Africa che abbia come ricaduta il controllo della migrazione". "Sta per essere operativo - conclude - un decreto flussi che per la prima volta è un decreto triennale e farà entrare in Italia per il prossimo triennio e, quindi, con una possibilità di programmazione prospettica da parte delle aziende italiane 450mila migranti in modo regolare".