Si attende risposta a rogatoria Usa
Le Vpn, reti private virtuali, che sono state sfruttate per una serie di attacchi hacker avvenuti in Italia e all’estero negli ultimi mesi potrebbero essere state vendute da una società americana che ha una sede anche in Europa. E’ questa una delle strade che anche chi indaga sull’offensiva che poco più di una settimana fa ha colpito il centro elaborazione dati della Regione Lazio sta esplorando. Una prima risposta potrebbe arrivare dalla rogatoria internazionale inoltrata dagli inquirenti agli Stati Uniti per cercare di avere elementi ulteriori sugli indirizzi ip utilizzati.
Un attacco "strutturato" su cui gli specialisti della Polizia Postale, coordinati dalla procura di Roma, procedono per step, portando avanti anche il lavoro di analisi sui dati della copia forense estratta dal computer del dipendente regionale di Frosinone il cui account è stato ‘bucato’ dagli hacker arrivando a quello di un amministratore di rete e a un altro centinaio di profili.
Una mail di phishing o un furto di identità sono le modalità più frequenti per introdurre il malware negli attacchi con ransomware cryptolocker e al momento gli accertamenti sul punto sono ancora in corso. Un lavoro, in collaborazione con Europol e Fbi, che punta a ricostruire la "catena" che ha messo per giorni sotto attacco i portali del Lazio.
Il fascicolo aperto a piazzale Clodio, dove si procede per i reati di accesso abusivo a sistema informatico, tentata estorsione e danneggiamento di sistema informatici, con l’aggravante delle finalità di terrorismo, resta al momento contro ignoti.