Il serial killer Donato Bilancia, 69 anni, nato a Potenza il 10 luglio del 1951 e conosciuto come il "Mostro della Liguria" o "serial killer delle prostitute", è morto per Covid nel carcere Due Palazzi di Padova. Condannato a 13 ergastoli per aver commesso 17 omicidi, tra il 1997 e il 1998 in Liguria e nel basso Piemonte, ha terrorizzato l'Italia.
I suoi problemi con la giustizia iniziano fin dall’adolescenza quando viene fermato prima per furto e in seguito per rapina. Successivamente cade nella dipendenza del gioco d’azzardo. Nel 1984 un tremendo evento lo segna per sempre. Il fratello con in braccio il figlio di appena quattro anni si suicida buttandosi sotto un treno a Genova. Tra i delitti più efferati quello commesso il 12 aprile '98, sull'Intercity La Spezia-Venezia, quando scassinò la porta del bagno del vagone e sparò a Elisabetta Zoppetti, uccidendola. Venne arrestato nel 1998, a tradirlo fu una Mercedes nera, l'auto usata per alcuni suoi spostamenti.
Il primo omicidio, che confessa lui stesso, risale al 16 ottobre 1997 quando Bilancia uccide il gestore di una bisca Giorgio Centanaro nella sua casa, soffocandolo con le mani e con del nastro adesivo. Il secondo pochi giorni dopo, il 24 ottobre, in piazza Cavour per motivi analoghi quando uccide nella loro casa Maurizio Parenti cui doveva dei soldi e la moglie Carla Scotto, sottraendo 13 milioni e mezzo di lire in contanti e alcuni orologi di valore. Tre giorni dopo, il 27 ottobre, uccide sempre a scopo di rapina i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un’oreficeria e il 13 novembre a Ventimiglia, Luciano Marro, un cambiavalute, a cui ruba 45 milioni di lire.