La denuncia dell'ex calciatore oggi su Facebook: "La cultura della giustizia fa veramente paura"
''Questa notte hanno dato fuoco alla mia macchina davanti al Campo dei Miracoli''. E' la denuncia, via Facebook, di Massimo Vallati, ex calciatore e fondatore del Calciosociale a Corviale.
''Ringrazio gli autori per l'attestato di stima e importanza nei miei confronti, una certificazione sulla bontà delle nostre politiche e azioni di inclusione e cultura della legalità attuate dai nostri formatori ai ragazzi del territorio. La cultura della giustizia fa veramente paura''.
''Sappiamo chi è stato - scrive ancora Vallati - sappiamo la sofferenza e il dolore che attanaglia i loro cuori, cresciuti in casa e fuori in ambienti tossici e degradati, vi perdoniamo ma pentitevi perché sappiamo che sapete fare azioni molto più dignitose e belle di queste. Quanto allo Stato cittadini non abbiate paura di denunciare e ribellarvi la partita la vinciamo Noi''.
"Quanto successo questa notte a Massimo Vallati è la riprova che quando si occupano spazi in modo sano, rispettoso e al servizio della comunità, la criminalità si sente colpita pesantemente e ritiene che proseguire nelle intimidazioni possa fermare chi ha fatto della socialità e della legalità la propria missione. Non succederà né ora, né mai'' dichiara il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi.
''A Massimo, agli amici del Calciosociale di Corviale e a tutta la comunità alla quale va la mia piena e profonda solidarietà, dico che lo Stato è presente, come dimostrato più volte in questi anni, e continuerà senza esitazioni al fianco di Calciosociale e di tutte le esperienze che coniugano lo sport con la socialità, l'educazione e il rispetto, nella piena legalità. Sempre avanti, insieme".
''Dopo un morto e un gambizzato e circa 25 auto bruciate da inizio anno, le ultime appartenevano a persone che si battono per la legalità, è l'ennesimo atto di violenza'' dice all'Adnkronos Adriano Sias, presidente del Comitato Inquilini Corviale e consigliere municipale per Demos. ''Negli ultimi tre giorni ci sono state quattro macchine date alle fiamme. La macchina bruciata a Massimo (Vallati) arriva dopo una serie di intimidazioni avvenute quest'estate al Campo dei miracoli. Avere un presidio di legalità lì dà fastidio''.
“Massimo Vallati può dare fastidio a chi non vuole il recupero del territorio, ma prima di parlare di malavita c’è da capire meglio. Se poi non è stato uno spiacevole caso, bisogna stare in allarme” dice Don Roberto Cassano, il parroco del Corviale che, non era al corrente del fatto che qualcuno nella notte ha dato fuoco all’auto del fondatore del Calciosociale.
“Sentirò subito Massimo ma prima di parlare di malavita bisogna capire bene - va cauto il parroco parlando con l’Adnkronos -. Colpendo la macchina di Massimo ci può essere questa idea legata alla malavita dal momento che lui lavora per il recupero del territorio e questo può dare fastidio a chi non lo vuole però va capito se invece non sia stato un caso”. “Sicuramente - ribadisce don Cassano - Massimo può essere una persona che può dare fastidio vista l’attività di recupero che porta avanti. Però cerchiamo di capire a cosa è dovuto. Lo dico perché in realtà in passato - meno di un anno fa - sono state bruciate diverse macchine e non si è capito se erano atti di ragazzi ‘annoiati’. Anche la notte girano con le moto e fanno caos”.
Vallati, nel denunciare l’accaduto, dice ‘sappiamo chi è stato’. “A Massimo - ripercorre le vicende passate il sacerdote - hanno dato fastidio all’inizio quando ha aperto la struttura” impegnata in progetti di promozione della legalità collegati allo sport “poi ha avuto minacce verbali ma niente di che. Le forze dell’ordine conoscono la situazione e tutti sanno che devono stare attenti perché è controllato. Nel quartiere girano in borghese tutti: carabinieri, polizia, finanza, è un territorio controllato. Si’, c’è stata una brutta gambizzazione qualche mese fa ma dopo 4-5 mesi hanno arrestato i responsabili. Il nostro quartiere è abbastanza recuperato in legalità. Certo, restano sacche per quanto riguarda lo spaccio. Ma non siamo i soli”.