"Occorre garantire la conclusione naturale della legislatura. Lasciare l'interrogativo e la spada di Damocle sul nostro governo, magari con le dimissioni in streaming, non possiamo. Dobbiamo dire qualcosa di preciso, e dobbiamo dirlo qui. Noi veniamo dopo il Paese. Non si possono dire cose sibilline, va fatta chiarezza". Lo dice Pier Luigi Bersani alla Direzione Pd.
"Io non vi parlo da bersaniano ma da Bersani e sono preoccupato. Noi dobbiamo prendere delle decisioni. Per noi e per l'Italia perchè stiamo governando questo Paese. Quante cose vorrei replicare a quanto detto da Matteo. Ma il passaggio è serio e io salto su un altro registro. Vorrei provare a vedere se, a prescindere da questi tre anni, noi a questo tornante troviamo qualcosa che ci tenga assieme", afferma.
"Non sto dicendo di chi è la colpa ma vogliamo essere d'accordo nel dire che dalle regionali alle amministrative al referendum, un pezzo della nostra gente, un pezzo di popolo si e' allontanato da noi? E' vero o no che una parte di popolo non ci sopporta?", si domanda. "Dobbiamo approfondire, riflettere, correggere. Senza abiure vogliamo dare un messaggio di 'ricevuto' da qui a quando si andra' a votare?"
"Non facciamo cose cotte e mangiate, che diventano delle conte. Organizziamo, anche chiamando forze da fuori, per un confronto vero", dice riferendosi al congresso. "Il governo governa e a giugno parte il congresso. Sto dicendo delle assurdità? Vorrei sapere se c'è qualcuno che può dire che sto dicendo delle assurdità" perchè "prima di arrivare al congresso serve una politica. Se partiamo da domani mattina, facciamo un congresso del solipsismo, che guarda a sè stesso", aggiunge. "Serve un campo di idee largo, non avaro. Non può essere quello dei primi anni Novanta del merito, dell'eccellenza. Non c'e' niente da rinnegare, ma ora è cambiata la fase. Il lavoro è diventato vago, umiliato. Le diseguaglianze non le digerisci. Se andiamo avanti così la destra arriva. Noi non accoltelliamo alle spalle, avvertiamo che la destra arriva".