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Iperconnesse e ribelli le donne Miu Miu e Louis Vuitton

La passerella di Miu Miu ha chiuso la Paris Fashion Week (foto Afp) - AFP
La passerella di Miu Miu ha chiuso la Paris Fashion Week (foto Afp) - AFP
08 ottobre 2015 | 11.01
LETTURA: 4 minuti

La moda guarda sempre più al futuro, e per dimostrare che fa sul serio, sceglie il palcoscenico di Parigi per mandare in scena la sua donna 3.0. Irrazionale, ribelle, contraddittoria, ma anche un po' manga e dark Lolita. Soprattutto iperconnessa, viaggia nell'universo social di Tumblr e Instagram, senza perdere il passo su Twitter. E' questo il messaggio che arriva forte e chiaro nell'ultimo giorno di passerelle della Ville Lumière, che cala il sipario su un mese di maratone del pret-à-porter, iniziato a New York e passato poi per Londra e Milano. (Fotogallery)

Cosa indosserà la donna del futuro prossimo lo dicono Miuccia Prada e Nicolas Ghesquière, rispettivamente alle redini di Miu Miu e Louis Vuitton, che ieri hanno mandato in passerella le loro proposte per la primavera-estate 2016. Eroine bioniche che ondeggiano tra passato e futuro, ma al tempo stesso ragazze per bene, che indecise se rivelare il loro animo romantico o far emergere il loro dark side, scelgono di spezzare la routine indossando mise dal piglio anticonvenzionale. (Fotogallery)

E' quello che manda in pedana Louis Vuitton: il chiodo rosa abbinato alla borsetta bon ton, la maglia in rete che stride con le paillettes del long dress, e ancora borchie, tute e in denim e coat patchwork in pelle, dove la celeberrima stampa monogram si scontra con le righe. Un trionfo di pelle che tanto piacerebbe a Lisbeth Salander, antieroina per eccellenza dei romanzi della saga 'Millennium'.

Al Palais D'Iéna, Miuccia Prada ribalta invece i tradizionali codici estetici del suo brand cadetto, disegnando per Miu Miu una donna retrò che ama le contraddizioni, in perenne bilico tra durezza e romanticismo. Energiche, grintose e irrazionali, le sue ladies irrompono sulla pedana incubando i germi di una rivoluzione dei generi. Al posto di silhouette e colori baby, la stilista meneghina tratteggia una nuova donna, che a minigonne e abitini bon ton preferisce cardigan maschili, gonne da segretaria, polo rubate dall'armadio di lui e giacche sartoriali, senza disdegnare il nightwear, come gli immacolati top lingerie dal piglio naif portati sopra la camicia, o le sottovesti nere.

I graziosi gattini e le rondini alle quali ci aveva abituato lasciano il posto a stampe strong. Capi stridenti, discordanti, come le code di visone agganciate alle gonne, la stola dai colori pop o la giacca a rombi di pelle rossa abbinata alla gonna midi color turchese. Aspra ma decisa, anche ai piedi niente mezze misure: o ballerine con i lacci scompagnati o maxi platform. Le fashion victim più irresolute sono così accontentate.

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