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Putin e le armi nucleari, solita minaccia o svolta per Russia?

Le modifiche annunciate alla dottrina delineano un nuovo scenario

Vladimir Putin
Vladimir Putin
26 settembre 2024 | 16.29
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Vladimir Putin minaccia il ricorso alle armi nucleari, ancora una volta. La Russia potrebbe modificare la propria dottrina, ha detto il presidente, inviando un segnale all'Ucraina e soprattutto all'Occidente che sostiene Kiev nella guerra iniziata oltre 900 giorni fa. Il messaggio che arriva da Mosca è un bluff? O il cambiamento di rotta produrrà effetti concreti nelle operazioni della Russia.

"Le minacce nucleari sono diventate routine per il Cremlino. Mosca torna a usarle ogni volta che all'Ucraina arrivano nuove armi, che a Kiev viene permesso di usare armi occidentali per colpire il territorio russo, o attaccare i sistemi di allerta russi" ha scritto lo scorso luglio, in un articolo per Carnegie Endowment l'analista Maxim Starchak, del Centre for International and Defence Policy della Queen’s University (Canada), precisando tuttavia che "di fronte a noi ci siano anni imprevedibili di confronto".

Saranno sviluppate nuove armi, sia reali che a livello di modelli. Droni nucleari, missili ipersonici e laser saranno una costante dei discorsi ufficiali e delle esercitazioni militari. Le armi nucleari saranno spostate più vicino al nemico. I lanciatori, aerei con missili strategici e i sottomarini nucleari compariranno più frequentemente nelle zone di confine.

Poi, elenca Starchak, ci sarà un rafforzamento delle armi e forze convenzionali in Europa non appena saranno messi a disposizione finanziamenti e soldati (probabilmente, una volta che la fase attiva della guerra in Ucraina sarà terminata). Ci sarà un aumento del numero e delle dimensioni delle esercitazioni militari. E anche più incidenti militari. Infine, un ritorno alla corsa alle armi nucleari e, la cosa più pericolosa, gli arsenali nucleari potranno, a un certo punto, essere messi in elevato stato di allerta.

Un accademico russo considerato vicino alla diplomazia di Mosca che ha chiesto di restare anonimo ha spiegato al Washington Post che gli emendamenti alla dottrina nucleare - il testo in vigore ora è stato varato nel 2020 - aumenteranno la flessibilità della dottrina e quindi, "in un certo senso, la espanderanno". "Sarà mantenuto un elemento di incertezza in modo da aumentare il livello di flessibilità. Ma dal momento che usare l'arma nucleare in caso di attacchi simili a quello di Kursk avrebbe significativi effetti collaterali negativi, da un punto di vista militare sarebbe difficilmente giustificabile", ha affermato.

Le parole pronunciate da Putin ieri, di fronte al Consiglio di sicurezza, sono un chiaro "segnale" all'Occidente, ma "c'è ancora una vasta gamma di opzioni per una escalation e quella nucleare non è la preferita". Per questo, il quotidiano americano conclude che la comunità internazionale è sempre più convinta che le dichiarazioni in arrivo dalla Russia sul possibile uso di armi nucleari "siano poco più che minacce o intimidazioni".

Con il ricatto nucleare, Mosca sta solo cercando di ricreare l'ordine mondiale prevalente nella seconda metà del Ventesimo secolo. "Ignorando i limiti che Washington ha posto al suo sostegno all'Ucraina, il Cremlino fa tutto il possibile per dimostrare che non ha interesse nel mantenere il controllo degli armamenti", ha aggiunto Starchak, ricordando che le minacce nucleari di Mosca risalgono a ben prima dell'inizio dell'invasione dell'Ucraina (2018).

Il Cremlino considera l'epoca della guerra fredda un periodo di stabilità. Anche se nessuna delle parti aveva fiducia nell'altra e ognuna continuava ad aumentare il suo arsenale e a perseguire i suoi interessi. Lo stesso potrebbe verificarsi ora.

"Un accordo per porre fine alla guerra in Ucraina e spartirsi l'Europa non renderebbe il mondo più sicuro. Anzi, convincerebbe il Cremlino della sua invincibilità e lo renderebbe più aggressivo. Il mondo può quindi aspettarsi esibizioni significative di potenza nucleare. Il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov lo scorso maggio aveva detto che Mosca avrebbe archiviato la questione delle 'linee rosse' per riflettere specularmente le minacce dell'Occidente. Di fronte a noi ci sono anni di confronto imprevedibile", conclude l'analista del Carnegie.

A Mosca, intanto, le voci favorevoli alla modifica della dottrina si fanno sentire. I cambiamenti consentiranno al Paese di diventare "più flessibile ed efficace", ha affermato il presidente della Commissione difesa della Duma, Andrey Kartapolov, una delle tante figure dell'establishment politico a Mosca che in questi mesi ha rilanciato la minaccia nucleare in modo tale da mantenere l'alone di incertezza e ambiguità sul ricordo ad armi nucleari, ambiguità che apre la strada a interrogativi e dibattito in Occidente. "I cambiamenti sono stati apportati per garantire che la dottrina corrisponda alla realtà di oggi", ha ribadito Kartapolov

Qualcuno si è preso la briga di calcolare: dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina allo scorso giugno, lo spettro del nucleare è stato evocato da personalità in Russia 74 volte. E' chiara l'accelerazione: dal 1999 sono state 95 in totale.

Si è fatto notare in questo contesto l'ex Presidente e vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev, che lo scorso febbraio, per esempio, ha invocato l'uso di armi nucleari contro Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Ucraina se Kiev e i suoi alleati cercheranno di ripristinare i confini della Russia del 1991.

La soglia per l'uso delle armi nucleari "è stata ora abbassata", ha scritto su Telegram Sergei Markov, analista vicino al Cremlino. "In termini generali, questo significa che la Russia con questa nuova dottrina può usare le armi nucleari contro l'Ucraina. L'aggressione dell'Ucraina alla regione di Kursk è stata sostenuta da Paesi nucleari (Stati Uniti, Francia Gran Bretagna). Quindi sarà possibile colpire Kiev con armi nucleari", ha aggiunto, in coincidenza con il discorso di Putin ieri. La Russia è stata spinta a emendare la sua dottrina nucleare dalla "minaccia di una piena escalation dell'Occidente della guerra contro la Russia", ha ribadito Markov.

L'autorevole falco Sergei Karaganov, ex consigliere del Cremlino, sia con Boris Eltsin che con Vladimir Putin, politologo, fautore fra l'altro di attacchi nucleari limitati preventivi con armi tattiche, contro l'Europa occidentale per ripristinare la deterrenza nucleare e portare la guerra in Ucraina a una conclusione favorevole. spinge da tempo, pubblicamente, Putin ad adottare una dottrina più dura. "L'obiettivo principale della dottrina nucleare russa deve essere quello di garantire che tutti i nemici attuali e quelli futuri siano certi che la Russia è pronta a usare le armi nucleari", aveva detto.

Come moderatore della sessione plenaria del Forum economico di San Pietroburgo, lo scorso giugno, Karaganov aveva esortato Putin a "non ignorare le argomentazioni mie e dei miei colleghi". Il Presidente aveva ringraziato per le raccomandazioni, dopo un nuovo intervento sul nucleare dominato dall'ambiguità. Aveva anticipato la revisione della dottrina nucleare e notato che ""per qualche ragione, l'Occidente crede che la Russia non userà mai" armi nucleari", ma aveva escluso l'impiego delle testate, anche se solo in questo momento. "Non lasciamo nulla di inesplorato. Guardiamo a tutti gli scenari nell'operazione militare speciale" contro l'Ucraina aveva detto il Presidente rispondendo a Karaganov.

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