Verrà inaugurato ufficialmente martedì prossimo l'hub della Nato per il fronte Sud, l'osservatorio dell'Alleanza Atlantica su Medio Oriente, Nordafrica, Sahel e Africa Subsahariana. Il centro sarà pienamente operativo nella base di Napoli entro la fine di dicembre e avrà come obiettivo principale quello di comprendere e di coordinare le risposte alle sfide strategiche che l'Alleanza deve affrontare sul fronte sud. Si concentrerà su minacce come terrorismo, destabilizzazione, radicalizzazione, migrazioni, inquinamento ambientale e disastri naturali.
L'Hub per il Sud a Napoli, Nato Strategic Direction South Hub o Nsd-S Hub nel gergo militare, che ha sede nel territorio comunale di Giugliano, frazione di Lago Patria, nasce dalla decisione, presa nel summit Nato di Varsavia del luglio 2016, di sviluppare in seno all'Alleanza una struttura che consenta una migliore comprensione delle sfide e delle minacce in Africa e in Medio Oriente, anche per evitare di ripetere l'esperienza del 2011, quando l'ondata delle Primavere arabe, che hanno conseguenze rilevanti ancora oggi (in Libia e in Siria, per esempio), colse l'Occidente di sorpresa.
L'hub è stato voluto ed ottenuto dal governo italiano, e in particolare dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, che ne ha più volte sottolineato la necessità nelle riunioni ministeriali dell'Alleanza a Bruxelles: l'Italia, per ragioni geografiche, ha interessi vitali in Nordafrica e Medio Oriente. A guidarlo, ha informato il ministro degli Esteri Angelino Alfano, sarà un generale italiano. L'Hub non coordinerà grandi operazioni militari, ma si occuperà di raccogliere informazioni, di migliorare la comprensione della situazione in quel quadrante e di coordinare le attività nell'area, ha spiegato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
In pratica, agirà come centro di coordinamento per la collaborazione tra i comandi Nato e le molte organizzazioni civili che si occupano di questioni che hanno legami con la sicurezza. "C'è un chiaro interesse su questa regione - ha informato nei giorni scorsi la comandante del Comando congiunto interforze della Nato Michelle Howard, celebre anche per essere stata la prima donna afroamericana a comandare una nave della Marina statunitense - che va avanti da almeno un paio d'anni: abbiamo bisogno di un'unità che possa occuparsene, guardando a cosa succede in quest'area e dire ok, qui abbiamo l'opportunità di fare qualcosa o di impedire che qualcosa succeda".
L'Hub, ha continuato la comandante, "guarda alle sfide e alle opportunità nell'area del Medio Oriente e del Nordafrica, non solo attraverso le lenti della Nato, ma anche con quelle dei nostri partner, come l'Unione Europea, l'Unione Africana e le Nazioni Unite, per esempio. Dobbiamo lavorare tutti insieme: c'è un fantastico proverbio africano che dice 'se volete andare veloci, andate da soli; se volete andare lontano, andate insieme'. L'Hub sarà il luogo in cui lavoreremo insieme su questioni legate al Medio Oriente e al Nordafrica".
La Howard ha incontrato diversi interlocutori, ai livelli più elevati, e ha constatato che c'è "bisogno di un 'one stop shop'", uno 'sportello unico', per coordinare le attività nel campo, per esempio, del contrasto al terrorismo. "Un leader nazionale mi ha detto che inizia a pensare che serve un organo di coordinamento per gli organi di coordinamento: ci sono moltissime organizzazioni che lavorano su questa materia". L'Hub si occuperà anche di questo, con una squadra di circa 90 esperti, sia militari che civili.
Il Sud è anche il fronte delle grandi migrazioni, materia che "per la Ue è di fortissimo interesse - ha aggiunto Michelle Howard - ma quando ti occupi di salvare le persone in mare, quello è solo un sintomo del problema. Quello che vogliamo fare è arrivare alle cause ultime che spingono le persone ad emigrare, comprendendo esattamente che cosa succede, in modo da poter iniziare a lavorare su misure di prevenzione".
"Le organizzazioni che si occupano di questo - ha continuato la Howard - devono lavorare insieme. Ci sono grandi organizzazioni già attive su questi temi e con le quali possiamo lavorare: il pianeta è in uno stato di turbolenza, per quanto concerne il movimento delle persone, che non si vedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale". L'Hub si occuperà principalmente di informazioni non classificate, elaborando rapporti che aiutino l'Alleanza a compiere scelte informate.
Il centro di Napoli lavorerà anche con partner non militari, come esperti di sviluppo regionale e di gestione delle crisi, professori universitari, organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali. "Ho iniziato a contattare l'Unione Europea, l'Unione Africana e le Nazioni Unite - ha spiegato infine - ho parlato e lavorato con dirigenti politici e militari in Paesi come Marocco e Algeria e, all'interno della Nato, con diversi responsabili della difesa. Continuiamo a lavorare".