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Il metaverso di Mark Zuckerberg

Facebook passerà dallo status di social media company a metaverse company nell’arco dei prossimi anni.

 - Da Oculus.com
- Da Oculus.com
04 agosto 2021 | 07.00
LETTURA: 2 minuti

Il termine metaverso, coniato da Neal Stephenson nel romanzo cult del 1992 Snow Crush, si riferisce a una convergenza di realtà fisica, aumentata e virtuale in uno spazio online condiviso. Negli ultimi anni la definizione si è arricchita fino a comprendere caratteristiche chiave, come quelle enunciate da un articolo fondamentale di inizio 2020 del venture capitalist Matthew Bell. Un multiverso deve attraversare il mondo reale e virtuale, deve contenere un’economia completamente sviluppata e offrire un’interoperatività completa. Questo vuol dire che nessuna compagnia lo può possedere, ma solo abitarlo - il sogno finale di Oasis nel romanzo sci-fi del 2011 Reading Player One dopo la sconfitta della multinazionale IOI che ne voleva prendere il controllo.

In un momento in cui Facebook non gode di ottima salute né reputazione, sotto attacco negli Stati Uniti dove le nuove regolamentazioni in materia tech potrebbero costringerlo alla separazione da Instagram e Whatsapp, la presentazione di un progetto ambizioso manda un messaggio di ottimismo nei confronti di un progresso che non può essere arrestato. Non a caso nel 2014 Zuckerberg ha deciso di acquisire per 2 miliardi di dollari il produttore di device VR Oculus, con la speranza di integrare la realtà virtuale in un universo collegato a Facebook dove giocare, guardare film, ma anche incontrarsi tramite avatar in alcune “piazze” social. In questi anni non si è andati molto avanti, ma il discorso di Zuckerberg mette bene in chiaro che il sogno non si è arenato: Facebook, nelle parole del suo fondatore, passerà dallo status di social media company a metaverse company nell’arco dei prossimi anni.

“Non parliamo di essere presenti su internet, ma di essere presenti di persona in spazi digitali” ha precisato Zuckerberg, ipotizzando un mondo decentrato in cui le distanze fisiche vengono annullate, sia nel lavoro che nell’istruzione e nello svago, ma senza la freddezza dell’esperienza attraverso uno schermo. I ricavi per Facebook, ha spiegato Zuckerberg agli analisti, non verranno dall’hardware. “Il nostro business model non deriverà dalla vendita di device a prezzi premium, il nostro obbiettivo è piuttosto quello di raggiungere più persone possibile”. Lo scopo quindi sarà quello di rendere i visori di VR più economici possibile per far sì che le persone possano accedere al metaverso e diventare parte della sua economia. Avatar, abbigliamento e accessori digitali, app, contenuti: c’è un mondo di beni intangibili pronto a essere acquistato. Un po’ come accade già in videogiochi come Minecraft e Fortnite, ma con un plus: “Molto dell’esperienza del metaverso” ha spiegato Zuckerberg “deriva dalla possibilità di portare con sé i propri beni e acquisti da un’esperienza all’altra” e ha aggiunto “Sarà la cosa più vicina al teletrasporto che potremo sperimentare”. Quanto ci vorrà perché il metaverso diventi realtà è ancora da vedere: sicuramente si parla di anni, anche se Facebook sta investendo, secondo le stime, circa 5 miliardi l’anno per lo sviluppo di software e tecnologie collegate.

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