Brugnaro: "Una cosa è certa, il Mose va finito. Dobbiamo difendere la città". E sottolinea: "Se muore Venezia, muore il Paese"
"Da qui dobbiamo ripartire fornendo soluzioni e facendo squadra". Queste le parole del sindaco Luigi Brugnaro durante una conferenza stampa indetta nella sede della Protezione civile della Regione Veneto dopo il picco di marea che ieri sera ha raggiunto 187 centimetri, secondo livello nella storia.
All'incontro con i giornalisti hanno partecipato anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ("La città è martoriata"), il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia ("Danni irreparabili a basilica San Marco", il direttore del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Angelo Borrelli, e il capo del Corpo dei Vigili del fuoco, Fabio Dattilo.
"Ringrazio tutti coloro che si sono prodigati in queste ore. Ringrazio le Forze dell'ordine, i volontari della Protezione civile, gli operatori del Centro maree e delle società partecipate. Tutti si sono rivelati straordinari anche grazie al nuovo Protocollo d'emergenza che è stato siglato dopo i fatti di un anno fa, quando l'acqua si fermò 20 centimetri più in basso - ha sottolineato il primo cittadino - con ogni probabilità ieri sera abbiamo riportato danni per centinaia di milioni di euro, ci sono 5 battelli Actv fermi sulle rive che mettono in difficoltà il sistema di trasporti pubblici cittadini".
"Una cosa è certa - ha continuato - il Mose va finito e vogliamo partecipare alla gestione del sistema di barriere mobili, inserendolo in un piano più generale di regia che coinvolga anche idrovore, sistema antincendio o fognature. Dobbiamo difendere la città. Dopo i 194 centimetri del 1966 lo Stato capì che Venezia meritava una Legge speciale, biglietto da visita di tutto il Paese. Lo è oggi come allora". Di fronte a questa tragedia siamo tutti veneziani e abbiamo due scelte: o ci dividiamo o ci uniamo, anche come istituzioni. Se vogliamo evitare che un giovane se ne vada dobbiamo fornire soluzioni, dobbiamo dargli certezze."
"Partiamo dall'emergenza, abbiamo un'occasione storica per risolvere i problemi facendo squadra. Se muore Venezia, muore il Paese", ha detto. Il sindaco ha poi spiegato di avere ricevuto in queste ore diversi attestati di vicinanza e attenzione da parte degli esponenti dello Stato e del Governo: "Voglio ringraziare soprattutto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - ha affermato - mi ha telefonato e ha dimostrato in questi mesi grande vicinanza a Venezia, città unica dove devono essere accentrate le tante competenze che ora la caratterizzano. Il Mose va finito, e chiediamo di partecipare nella gestione dell'intero sistema, che deve allargarsi anche a tutte le infrastrutture a difesa della città, dalle idrovore al sistema antincendio, alle fognature. Facciamo l'ultimo miglio che manca per risolvere una volta per tutte i problemi, salvaguardando il Porto e Porto Marghera. Serviranno somme enormi - ha concluso - abbiamo un'occasione storica per costruire insieme un nuovo futuro ai nostri giovani. Ne va della credibilità dell'intero Paese".
In mattinata, ad Agorà, il sindaco aveva parlato di una " città in ginocchio perché l'acqua, superando le barriere, ha inondato i negozi. Perché non ci sono solo i monumenti, ci sono anche i veneziani che sono quelli che stanno spalando acqua e tenendo duro. Gli impianti elettrici, tutto è andato sotto l'acqua, acqua di mare.