Ma non si placa lo scontro con l'Unione europea. Londra: "Vaccini destinati a noi rimangono in Gb"
Le pressioni dell'Ue su AstraZeneca iniziano a produrre i primi effetti, ma non si placa lo scontro con l'Unione europea.
Nel comitato direttivo di ieri sera, apprende l'Adnkronos a Bruxelles da fonti parlamentari, la multinazionale britannica avrebbe offerto di effettuare tre consegne di vaccini contro la Covid-19 all'Ue in febbraio, invece di solo una. Inoltre la multinazionale avrebbe promesso di iniziare a consegnare a partire da una settimana dopo l'autorizzazione condizionata alla commercializzazione, anziché due settimane dopo come aveva detto in un primo momento, motivando questo ritardo con la necessità di stampare i fogli informativi. Cosa che "non ha senso", osserva la fonte.
L'offerta indica, perlomeno, che AstraZeneca inizia a cambiare la propria posizione. Per l'Ue l'offerta è ben lontana dall'essere sufficiente, tanto è vero che la commissaria europea Stella Kyriakides ieri sera ha detto che "manca chiarezza" sulle consegne che ci si può attendere dalla compagnia farmaceutica, che continua a fornire poche informazioni alle autorità Ue. "E' chiaro che c'è un problema dentro la società. E non riguarda solo la comunicazione", conclude la fonte.
REGNO UNITO - Questa mattina, tuttavia sulla vicenda è intervenuto Michael Gove, autorevole esponente del governo britannico e braccio destro del premier Boris Johnson. I vaccini Astrazeneca che sono stati "pianificati, pagati e previsti" per il Regno Unito rimarranno in Gran Bretagna e non andranno alla Ue, ha detto all'emittente Itv.
Pur usando toni concilianti nei confronti degli "amici europei", ai quali viene offerto "aiuto", Gove, che ricopre il ruolo di minister for the Cabinet Office, equivalente a quello di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha affermato chiaramente che per Londra "la cosa importante è garantire che il nostro programma di vaccinazioni proceda esattamente come previsto".
Sulla stessa linea sembra schierarsi anche il Partito laburista, con il leader Keir Starmer, anch'egli contrario a destinare una quota importante degli stock di vaccini prodotti dagli impianti britannici di Astrazeneca all'Unione europea, come chiede la Commissione di Bruxelles. "Non voglio che si interrompano le forniture di vaccini nel Regno Unito", ha detto ai microfoni di Lbc Radio. Starmer riconosce però che occorre "trovare una soluzione" alla "guerra di parole" in corso con la Ue. Il problema della scarsità di dosi, secondo il leader laburista, va risolto "aumentando la produzione a livello globale".