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Vaiolo delle scimmie in Italia, 3 casi allo Spallanzani

Pazienti giovani ricoverati a Roma: "Ognuno ha avuto una decina di contatti"

Vaiolo delle scimmie in Italia, 3 casi allo Spallanzani
20 maggio 2022 | 12.12
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Sono 3 i casi di vaiolo delle scimmie in Italia, secondo le analisi compiute a Roma allo Spallanzani. Si tratta di 3 pazienti giovani. "Ho appena ricevuto notizia dal Seresmi (Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive) che anche gli altri due casi sospetti correlati con il caso zero italiano, sono stati confermati. Pertanto salgono a 3 i casi di vaiolo da scimmie, tutti presi in carico dall’Istituto Spallanzani. Ho aggiornato il ministro Roberto Speranza sull’evoluzione della situazione", ha detto l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. "Ogni caso ha avuto una decina di contatti, si stanno ricostruendo", ha aggiunto.

I 3 giovani pazienti positivi al vaiolo delle scimmie ricoverati "sono in discrete condizioni e di buon umore, sono arrivati da soli qui consapevoli del problema. Al momento non possono ricevere visite, perché in isolamento per il rischio di poter contagiare", ha detto all’Adnkronos Salute Andrea Antinori, direttore dell’Unita Immunodeficienze virali dello Spallanzani, al termine della conferenza stampa all’istituto.

Il vaiolo delle scimmie "non si può definire ancora strettamente come una malattia a trasmissione sessuale. Il contagio avviene attraverso contatti stretti, come i rapporti sessuali che però non sono gli unici contatti stretti possibili. Eviterei quindi di identificare questa malattia come una malattia a trasmissione sessuale al momento, e soprattutto di identificare la popolazione di uomini che fanno sesso con uomini come portatori di questa malattia. No allo stigma: questa malattia va ancora compresa perché siamo di fronte a un'ondata nuova, diversa da come l'abbiamo storicamente conosciuta nei decenni precedenti", ha spiegato, aggiungendo che "stiamo studiando e facendo ricerche per capire se il virus è contenuto nello sperma".

"La trasmissione da uomo a uomo - spiega Antinori - caratterizza buona parte dei casi segnalati in Europa recentemente. Era considerata abbastanza rara, ma ora è relativamente comune in questi focolai europei, anche i casi italiani confermano la tendenza già vista in altri Paesi europei", ha detto ancora.

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