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Violenze nel Regno Unito, "reprimere non basterà", gli scenari dell'esperto

Per il prof. Mario Caligiuri, ci sono disinformazione e disagio sociale dietro le rivolte xenofobe. Musk: "guerra civile inevitabile"

Violenze nel Regno Unito,
05 agosto 2024 | 19.20
LETTURA: 3 minuti

Mentre Elon Musk scrive su “X” che “la guerra civile è inevitabile”, il governo di Keir Starmer cerca di placare i disordini che hanno coinvolto molte città inglesi, portando all’arresto di quasi 400 persone e all’appello al Parlamento di tornare a riunirsi per affrontare la crisi di sicurezza interna più grave degli ultimi anni. Azioni nate dopo gli accoltellamenti di Southport, compiuti da un 17enne di origini ruandesi e nato nel Regno Unito che in un tam-tam partito da gruppi di estrema destra era stato descritto come un fondamentalista islamico arrivato con un barcone e già all’attenzione delle forze dell’ordine. In tutto il Paese sono stati presi di mira decine di persone (e attività commerciali) per il solo fatto di essere di origine straniera.

L’Adnkronos ha chiesto un commento a Mario Caligiuri, ordinario di Pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria e presidente della Società Italiana di Intelligence. Caligiuri ha pubblicato “Maleducati. Educazione, disinformazione e democrazia” (Luiss press) e “Come i pesci nell’acqua. Immersi nella disinformazione” (Rubbettino).

“Le città a ferro e fuoco in Gran Bretagna riassumono purtroppo in modo drammatico tendenze che sono presenti da tempo”, spiega Caligiuri. “Prima di tutto il disagio sociale, frutto delle disuguaglianze sempre più acute della globalizzazione. Dato che nell’impero di Sua Maestà assume rilevanze significative a causa della Brexit e del Covid-19 nell’immediato e della lenta decadenza coloniale e del multiculturalismo nella lunga durata”.

Il neo-premier Keir Starmer ha promesso di tenere i tribunali aperti 24 ore su 24 e di far abbattere sui violenti “la piena forza della legge”. Per Caligiuri, “la risposta più facile è sempre la repressione, non la prevenzione. Anche stavolta raggiungerà lo scopo della normalizzazione, ma senza intaccare affatto i meccanismi e le disuguaglianze di fondo. Ritengo che il disagio sociale possa presto rappresentare nelle società occidentali un serio rischio per la stabilità delle istituzioni, quando supererà i livelli del semplice ordine pubblico. Non a caso si legge che in queste ore è stata opportunamente mobilitata l’intelligence. Ricordo quelle che scrisse qualche anno fa Giulio Azzolini, concludendo il suo libro ‘Dopo le classi dirigenti': 'Alla lunga il problema non sarà stabilire chi o come, di volta in volta, debba comandare, ma chiedersi se, e in tal caso come mai, qualcuno sarà ancora disposto a obbedire'.

Come hanno fatto a diffondersi così rapidamente queste reazioni violente e xenofobe? “Si innestano su un disagio sociale che ha innumerevoli cause”, prosegue il professore, “e che si manifesta soprattutto in conseguenza della inadeguatezza delle scelte pubbliche per ridurre le disuguaglianze e fronteggiare i bisogni dei cittadini comuni. E sono alimentate dalla disinformazione, potenziata dall’intelligenza artificiale. Da un lato la manipolazione mediatica fa vivere tutti noi “come i pesci nell’acqua” cioè immersi inconsapevolmente nella disinformazione; dall’altro il mondo digitale alimentato dalla intelligenza artificiale fa prevalere a livello cerebrale gli aspetti istintivi e non quelli razionali. Quella che da anni descrivo come “società della disinformazione” si manifesta in un modo molto preciso: con la dismisura dell’informazione da un lato e il basso livello sostanziale di istruzione dall’altro. Questa combinazione crea un corto circuito cognitivo che allontana in modo irreversibile dalla sempre difficile comprensione della realtà. E la disinformazione che produce i maggiori effetti non è prodotta da complottismi e fake news, ma è quella che purtroppo spesso arriva dai governi, che per raggiungere obiettivi di breve termine sbriciolano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”, conclude Caligiuri.

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