La replica dei magistrati alle parole dell'ex Pm, espulso dall'Associazione. Il segretario di AreaDg Albamonte querela Palamara: "Diffama parlando di fatti mai avvenuti"
"Un giudice dovrebbe essere in grado di leggere lo Statuto di una associazione. Ancora di più quando ne è stato Presidente. Il dottor Palamara non è stato sentito dal Cdc semplicemente perché lo Statuto non lo prevede. Non vi sono altre ragioni". A ribadirlo, in una nota, è la giunta dell’Associazione nazionale magistrati, dopo la riunione del comitato direttivo centrale che ieri ha deciso l’espulsione di Luca Palamara, negandogli la possibilità di intervenire in quella sede, perché non previsto dallo statuto.
"Quando dice che non ha avuto spazio per difendersi Palamara mente: è stato sentito dai probiviri e in tutta la procedura disciplinare non hai mai preso una posizione in merito agli incontri con consiglieri del Csm, parlamentari e imputati. E, come lui, gli altri incolpati", sottolinea la giunta dell’Anm, che continua: "Le regole si rispettano, anche quando non fanno comodo. Cerca ora di ingannare l’opinione pubblica con una mistificazione dei fatti: la contestazione - ricorda l’Anm - riguardava gli incontri notturni all’hotel Champagne e l’interferenza illecita nell’attività consiliare, fatti purtroppo veri, e per questo sanzionati".