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Salvini: "Difendere confini era mio dovere"

Il leader della Lega Prima nel suo intervento al Senato sul caso Gregoretti: "Se oggi c'è qualcuno che ha paura in quest'Aula non è tra i banchi della Lega, ma è tra i banchi del governo". E sottolinea: "A quel processo non andrò a difendermi, ma a rivendicare con fierezza il mio operato". Banchi del governo sono vuoti, Salvini all'attacco. Spinte in Aula tra Pellegrini e De Vecchis

(Foto Afp)
(Foto Afp)
12 febbraio 2020 | 12.15
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"Permettetemi di dire che se in quest'aula oggi qualcuno che scappa non è fra i nostri banchi ma tra i banchi del governo". Il leader della Lega, Matteo Salvini, inizia così il suo intervento in Senato sul caso Gregoretti. Parole a cui replica la presidente della Camera, dicendo che "non era prevista la presenza del governo". Salvini insiste: "Questa è l'immagine di oggi". "Penso che questa immagine dica tutto tra chi ha la coscienza sporca e chi no", aggiunge applaudito dai suoi.

"Se avessi dovuto ragionare per convenienza personale non avrei preso la decisione che ho preso. Si parla di un processo, non di una passeggiata", ha detto ancora l'ex ministro dell'Interno, accusato di sequestro di persona aggravato, relativamente alla vicenda dei 131 migranti bloccati lo scorso luglio al largo di Augusta sulla nave della Guardia costiera.

"I miei due figli hanno diritto di ritenere che il loro papà fosse spesso lontano da casa non perché sequestratore, ma perché difendere i confini e la sicurezza del suo Paese era un suo dovere", sottolinea poi. "Se avessi rubato, corrotto qualcuno, spacciato, scippato, stuprato, avrei paura, non ho paura, il ministro l'ho fatto nell'interesse del mio Paese", ribadisce.

In ogni caso "a quel processo non andrò a difendermi, ma a rivendicare con fierezza il mio operato, di concerto con i colleghi di governo". "Ritengo di aver difeso la mia Patria - ribadisce - non chiedo un premio, se ci deve essere un processo che ci sia".

"Le dichiarazioni di Toninelli, Bonafede e Di Maio erano del giorno dello sbarco. Quindi o c'erano e non erano d'accordo o c'erano e non hanno capito. E sarebbe anche più grave", continua Salvini che aggiunge: "Sono stufo di impegnare l'Aula su una questione che a me pare così tanto lampante: chiariamola una volta per tutte davanti un giudice. Volete una cavia: eccola".

"Gli avversari in democrazia - sottolinea - si battono alle urne non in un'aula di tribunale". "Rivendico con orgoglio di aver mantenuto una promessa elettorale - afferma allora - si sapeva che col voto alla Lega avremmo fatto di tutto per evitare gli sbarchi degli immigrati clandestini, e lo abbiamo fatto insieme agli amici dei 5Stelle per più di un anno".

"Io sono convinto che l'archiviazione sarà la fine di questa vicenda e che coloro che oggi voteranno pensando di vincere, saranno sconfitti dalla verità e dalla realtà storica", dice Salvini per il quale quello chiesto oggi alla Lega, il via libera al processo, 'è una forzatura alla verità storica". "Io - sottolinea - ho riletto il dispositivo del Tribunale di Catania in cui la Procura chiede l'archiviazione".

Comunque, "vada come vada, i numeri sono chiari ed evidenti. C'è una maggioranza Pd-Iv-M5s che ritiene che io debba essere processato". "Fino a pochi istanti fa - rivela - i parlamentari della Lega mi hanno chiesto di ripensarci ma non cambiamo, andiamo dritti, non abbiamo nulla di cui aver paura". "Andiamo a testa alta e mettiamo la parola fine a questa aggressione politica, non da parte della magistratura, sia chiaro", afferma.

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