Alfonso: "Incide sulla garanzia costituzionale della ragionevole durata del processo". Ordine avvocati milanesi: "Ogni processo deve durare quanto serve ad accertarne i fatti"
La sospensione del corso della prescrizione "non servirà sicuramente ad accelerare i tempi del processo, semmai li ritarderà 'senza limiti'". E' uno dei passaggi della relazione del procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario.
"La norma introdotta consente al processo di giungere all'accertamento del fatto e all'eventuale condanna dell'imputato, è ciò anche a tutela della persona offesa, ma non si può sottacere che essa viola l'articolo 111 della Costituzione, con il quale confligge, quanto agli effetti, incidendo sulla garanzia costituzionale della ragionevole durata del processo". In tal senso la norma, "a nostro modesto avviso, presenta rischi di incostituzionalità; essa invero appare irragionevole quanto agli scopi, incoerente rispetto al sistema, confliggente con valori costituzionali". A Milano la prescrizione nella fase delle indagini preliminari "incide per il 3,79%".
ORDINE AVVOCATI MILANO - "Mi fa piacere che si alzi la voce contro ipotesi di generalizzate strozzature temporali, con conseguenze disciplinari, ma l'acquiescenza alla soggezione del cittadino al 'processo eterno' toglie spontaneità al gesto" dice poi Vinicio Nardo, presidente dell'ordine degli avvocati di Milano. Citando George Bernard Shaw, "per ogni problema complesso c'è sempre una soluzione semplice. Che è sbagliata" sottolinea. Come lo è, ad esempio, "levare la prescrizione per accorciare i processi. Come fissarne a priori la durata in quattro anni. Ogni processo deve durare quanto serve ad accertarne i fatti, ne più, né meno".
Nardo ricorda inoltre che va superata l'idea che la giustizia funziona solo se il processo finisce con la condanna o il carcere: "L'assoluzione di Enzo Tortora fu una vittoria dello Stato, non una sconfitta. La giustizia è entrata prepotentemente nel dibattito quotidiano, l'esposizione mediatica dei processi, le derive giustizialiste e la demagogia, interessano ma generano preoccupazione".
CORTE APPELLO MILANO - "I temuti effetti del blocco o della sospensione della prescrizione avranno per la nostra sede giudiziaria una ricaduta contenuta in termini numerici e di possibile dilatazione dei tempi del giudizio" sottolinea poi la presidente della Corte d'Appello di Milano, Marina Tavassi, in un passaggio del suo intervento.
"I dati statistici dei Tribunali e della Corte - aggiunge - testimoniano che il crescente miglioramento della funzionalità complessiva del sistema determina una costante diminuzione dei casi di prescrizione" che, nel distretto giudiziario milanese, ammontano al 2,91% del totale. Numero, ha puntualizzato ancora la presidente, "di gran lunga inferiore al dato nazionale che è pari al 24%".
CORTE APPELLO ROMA - Nel distretto del Lazio nel 2019 "i procedimenti prescritti sono stati 19.500 su un totale di 125.000, pari al 15%. Di questi 48% in appello (7.743) e 10% al gip-gup ( 7.300), 12% al dibattimento monocratico ( 4.300), 118 al collegiale ( 5%). La prescrizione colpisce maggiormente nei processi per cui c’è condanna in primo grado e quindi quasi uno su due a Roma" sottolinea il presidente della Corte d’ Appello di Roma, Luciano Panzani.
"L’elevato numero delle prescrizioni è stato determinato dal notevole ritardo nell’arrivo del fascicolo in corte - sottolinea - dopo la proposizione dell’atto di appello, cui si è aggiunto il tempo necessario per l’instaurazione del rapporto processuale, spesso condizionato da vizi di notifica".
"Questo però è il risultato del collo di bottiglia a cui si è ridotto l’appello. Il Ministero ha finalmente previsto l’aumento delle piante organiche delle Corti di appello: + 9 consiglieri a Roma e a Napoli. Per Roma significa 2.000 sentenze penali in più all’anno. Un progresso, non la soluzione del problema, anche se Roma in pochi anni è passata dalle 10.000 sentenze penali all’anno del 2014-2015 alle 16.000 del 2019, con un aumento, al netto delle sentenze di prescrizione, di 3.000 sentenze penali all’anno".
Panzani ritiene che "la battaglia per risolvere il problema della prescrizione possa essere vinta. Se i processi prescritti sono il 10% dei definiti sul totale e incidono soprattutto in Appello, si tratta di potenziare adeguatamente le corti di Appello e di porre rimedio all'arretrato che si è accumulato, per i reati minori, con un'amnistia mirata".
"Sospendere la prescrizione non serve a nulla. Significa soltanto accumulare i processi - sottolinea - senza che ci siano le risorse per farli. L'impegno del Ministero per assumere personale ( gli uffici hanno scoperti di personale amministrativo del 20-30%) non possono essere sufficienti e tempestivi. I vuoti di organico dei magistrati richiedono al ritmo attuale cinque anni di concorsi per essere colmati. Sospendere i processi senza farli significa ledere in modo irreparabile diritti fondamentali ad un processo equo e tempestivo, evitando che la pena venga irrogata e scontata dopo che è passato troppo tempo dal fatto e quando ormai ha perso gran parte del suo significato".