Al via questa mattina alle 10, dopo il tradizionale discorso del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Conte: "Posta in gioco è l'Europa"
I capi di Stato e di governo dell'Ue si riuniscono oggi a Bruxelles fisicamente nel Consiglio Europeo per la prima volta dallo scorso febbraio, anche se la sede del Consiglio rimarrà chiusa alla stampa per ragioni di sicurezza sanitaria. Per almeno due giorni, a partire da stamattina, si confronteranno per trovare un accordo sul pacchetto costituito dall'Mff, il Quadro Finanziario Pluriennale dell'Ue per il 2021-27 da 1.074 mld, e da Next Generation Eu, il piano per la ripresa da 750 mld di euro (500 mld di trasferimenti e 250 mld di prestiti) che vede l'Italia come primo beneficiario.
"Non ci siamo ancora - spiega un alto funzionario Ue - un accordo non è garantito. Può essere raggiunto, ma ci sono ancora differenze tra le delegazioni". La prospettiva di avere un piano ambizioso per risollevare l'economia europea dalla gravissima crisi provocata dalla pandemia di Covid-19 ha già risollevato i mercati finanziari. C'è molta "attesa" per il piano, hanno sottolineato fonti dell'Eliseo, e "deluderla" non conviene a nessuno.
Come ha spiegato Johannes Hahn, commissario europeo al Bilancio, austriaco e popolare, un via libera al Recovery Plan questo fine settimana darebbe un forte "segnale" di fiducia agli operatori economici e finanziari, che è quello che occorre per far ripartire l'economia, che ancora langue nell'incertezza dopo la rimozione delle misure di chiusura decise per contrastare la pandemia.
Un via libera questo weekend sarebbe anche importante a livello geopolitico, perché darebbe il segnale, ha aggiunto Hahn, che l'Ue c'è e che sa dare le risposte che servono. Viceversa, un mancato accordo darebbe esattamente il segnale opposto: non è difficile immaginare quale sarebbe la reazione dei mercati alla riapertura della settimana borsistica, lunedì mattina. Tra i nodi più ostici da sciogliere ci sono la governance dei piani nazionali di riforma, per i quali l'Olanda, che in questo è isolata, vuole l'approvazione all'unanimità, e il legame tra il bilancio Ue e il rispetto dello Stato di diritto, che l'Ungheria non vuole.
La posizione dell'Olanda sulla governance dei piani appare uno dei principali ostacoli sulla via dell'accordo. Il primo ministro olandese Mark Rutte, che si prepara a elezioni politiche l'anno venturo e che deve confrontarsi con la concorrenza interna del suo ministro delle Finanze Wopke Hoekstra, insiste perché il via libera del Consiglio ai piani nazionali di riforma e resilienza, necessari ad accedere alla Recovery and Resilience Facility, avvenga all'unanimità e non a maggioranza qualificata, cosa che darebbe a ciascun Paese un diritto di veto sui piani nazionali degli altri 26, con un serio rischio di stallo nel Consiglio.
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, nella sua proposta di compromesso, ha già modificato l'iter autorizzativo dei piani: dall'esame in comitato, con un ruolo predominante della Commissione, si è passati al via libera del Consiglio, a maggioranza qualificata. L'Aja, che in questo non viene seguita dagli altri Frugali, insiste per l'unanimità, osservando che questo metodo vale anche in altri organismi come il Mes e la Banca Mondiale. Non si tratta tanto di sfiducia nei confronti dei Paesi del Sud.
Anzi, spiega una fonte diplomatica Ue, Rutte è tra i "maggiori sostenitori" delle intenzioni riformatrici del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'atteggiamento olandese è motivato anche da una radicata sfiducia nei confronti della Commissione, che viene da lontano e che si è aggravata per via dei precedenti di 'mano leggera' nell'applicare il patto di stabilità, per esempio alla Francia, perché "c'est la France", come ebbe a dire Jean-Claude Juncker nel 2016.
Per Rutte, in un Paese in cui il debito è un tabù, non è facile spiegare al suo Parlamento che l'Olanda deve indebitarsi, sia pure indirettamente tramite la Commissione e sia pure solo teoricamente, dato che gli impegni non verranno escussi, senza che ci sia uno stretto controllo sull'utilizzo delle risorse che verranno raccolte. Per l'Olanda, ha spiegato un diplomatico Ue, lo scopo non è non spendere i soldi del Recovery, "anzi".
Sarebbe un successo se venissero spesi tutti, perché significherebbe che "vengono fatte le riforme" necessarie a rafforzare i Paesi che sono rimasti indietro, in modo che, alla prossima crisi, non debbano più essere supportati dagli altri. Non aiuta il fatto che le linee di credito del Mes, 240 mld a disposizione per le spese sanitarie collegate direttamente o indirettamente alla Covid-19, rimangano inutilizzate, perché hanno buon gioco i 'falchi', che nel Parlamento olandese non mancano, ad osservare che non c'è tutta questa "urgenza" di avere il Recovery Plan, dato che quei soldi, senza condizioni, non vengono utilizzati.
Tanto più che le linee di credito del Mes sono state decise nell'Eurogruppo "quasi in bilaterale" tra il ministro olandese Hoekstra e l'italiano Roberto Gualtieri, come ha svelato il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni. "Siamo sorpresi" per il fatto che non vengono usate, osserva una fonte diplomatica Ue, dopo tutta la "pressione" che è stata esercitata per modificare le regole che sovrintendono all'uso delle risorse del Mes.
In ogni caso, secondo fonti diplomatiche Ue, l'Olanda "non vuole la troika", ma vuole essere sicura che i Paesi Ue vengano trattati allo stesso modo, senza discrezionalità, e che i piani nazionali siano modellati sulle raccomandazioni specifiche per Paese, in particolare su quelle "del 2019", e non su quelle 'morbide' del 2020, perché vengano fatte le riforme che rendano i Paesi del Sud più robusti e in grado di reggere meglio agli choc esogeni.
La trattativa verterà anche su molti altri aspetti, come la chiave di allocazione delle risorse, l'ammontare complessivo del piano e quello del bilancio, l'equilibrio tra prestiti e trasferimenti (Francia e Germania danno la priorità ai 500 mld di trasferimenti, i Frugali vogliono ridurre l'ammontare complessivo e in particolare i trasferimenti), le nuove risorse proprie per il bilancio Ue (tema che sta molto a cuore al Parlamento, che deve dare il via libera all'Mff) e i rebates, gli sconti al contributo al bilancio Ue per i 5 Paesi più ricchi, sconti corposi ai quali si oppongono ben 21 Paesi e che per L'Aja valgono 1,5 mld di euro l'anno.
Michel ieri ha diffuso una comunicazione scritta in cui parla di un Recovery Plan da "1.750 mld di euro", non da 1.824 mld, che era l'ammontare previsto dalla proposta negoziale messa sul tavolo venerdì scorso.
Ieri il premier Giuseppe Conte ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron. Sul Recovery Plan "la posta in gioco è l'Europa" ha detto Conte. Con la Francia, e con altri Paesi dell'Ue, "condividiamo la necessità" che un accordo sull'Mff 2021-27 e sul Recovery Plan "sia finalizzato al più presto", ha sottolineato il premier.
Il Consiglio inizierà questa mattina alle 10, dopo il tradizionale discorso del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, con un giro di tavolo, per capire a che punto si è arrivati.
Una volta concluso il giro di tavolo, potrebbero partire gli incontri bilaterali, al termine dei quali i negoziatori del Consiglio valuteranno se mettere sul tavolo una seconda proposta di compromesso, tenendo conto delle posizioni espresse. L'obiettivo è quello di raggiungere un accordo: "Se la proposta sul tavolo non funziona - spiega un alto funzionario Ue - è normale che proviamo altre opzioni".
Tuttavia, osserva, l'accordo è sul pacchetto e alla fine si dovrà trovare un compromesso: se il pacchetto si sbilancia in una direzione, allora potrebbe venire ritoccato anche in quella opposta, con il rischio di allontanare un compromesso. "Alla fine forse i leader vedranno che la nostra proposta non è così male", prevede.
"Oggi il vertice dei paesi europei sulla proposta della Commissione Next Generation Eu. Coraggio, ambizione, unità. E un po’ di fortuna, venerdì 17" ha scritto il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni, a poco più di due ore dall'avvio del Consiglio Ue.
A Bruxelles si prospetta un lungo fine settimana di lavoro.