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Cos'è successo a Julen

(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA
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26 gennaio 2019 | 13.05
LETTURA: 4 minuti

Non c'è stato niente da fare per Julen, il bambino di due anni caduto in un pozzo a Totalán (Málaga). Il piccolo è stato trovato morto dopo 13 giorni di ricerca disperata e senza precedenti che ha mobilitato tutta la Spagna. Julen è caduto nel pozzo il pomeriggio di domenica 13 gennaio. Secondo fonti dell'inchiesta, il bimbo sarebbe morto il giorno stesso della caduta. A raccontare la dinamica dell'incidente, qualche giorno fa, è stato José Roselló, il papà del piccolo: "Io e mia moglie avevamo deciso di trascorrere un pomeriggio in campagna con la cugina e il suo fidanzato su un terreno di loro proprietà, dove stavano per iniziare dei lavori - ha spiegato l'uomo intervistato da 'Diario Sur' -. Con noi c'erano anche Julen e la loro bambina che ha due anni e mezzo (la stessa età di nostro figlio).

Al gruppo si uniscono altri due cugini e un paio di amici. "Stavamo preparando una paella - ha raccontato il papà di Julen -. Io stavo gettando la legna sul fuoco e mia moglie aveva preso il telefono per avvertire che non sarebbe andata a lavorare (in un fast food di La Cala). Era con Julen e mi ha chiesto di tenerlo d'occhio mentre telefonava". Il bambino si trovava a quattro/cinque metri di distanza. Ma poi inizia ad allontanarsi. Il padre non se ne accorge ed è solo quando ormai si trova a 10-15 metri di distanza che una cugina inizia a gridare: "il bambino, il bambino" temendo che potesse inciampare.

Insieme corrono verso di lui ma è troppo tardi: lo vedono precipitare nel pozzo che era stato fatto scavare dai cugini a dicembre per cercare acqua nel terreno. La cugina guarda Julen mentre precipita con le braccia alzate. "Io sono arrivato subito dopo - ha spiegato il papà del piccolo -. Ho tirato via come ho potuto le pietre che si trovavano lì attorno e che erano state precedentemente utilizzate per tappare il buco. Ho infilato il braccio fino alla spalla, appoggiando la testa contro il terreno per raggiungerlo, perché non sapevo quando fosse profondo il pozzo. Credevo che Julen fosse più vicino".

In realtà il pozzo - largo appena 25 centimetri - era profondo oltre 100 metri. "Ho sentito piangere mio figlio. Avrei potuto dirgli: 'Zitto, papà è qui e il fratellino [Óliver, che è morto nel 2017, all'età di tre anni, per una morte improvvisa] ci aiuterà'". Dopo la prima reazione istintiva, José inizia a tirare via le pietre per paura che possano cadere nel pozzo e ferire suo figlio. Poi chiede ai cugini di andare a cercare aiuto. Un paio di escursionisti arrivano in pochi secondi, aiutandoli a chiamare subito i soccorsi. Quanto al pozzo, José ha detto che non era mai stato sigillato ma ricoperto da sassi. "E' chiaro che non erano ben posizionati e Julen ci è scivolato facilmente. È magro, pesa 11 chili" ha aggiunto.

"So di essere un buon padre. Ho vissuto per i miei figli, ho dedicato la mia vita a loro" ha detto ancora José, che ha solo 29 anni, la stessa età di sua moglie Victoria, che racconta di aver conosciuto l'11 settembre 2001 nel quartiere di El Palo a Malaga. "Ricorderemo sempre quel giorno, come dimenticarlo? Era il giorno dell'attacco alle Torri gemelle. Eravamo solo bambini, siamo stati insieme per tutta la vita". José e Victoria nel 2017 hanno perso un altro figlio, Óliver, morto improvvisamente a 3 anni mentre camminava lungo la spiaggia con i suoi genitori.

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