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Scarcerato boss Bonura, Tribunale Sorveglianza: "Domiciliari perché è malato"

I magistrati di Milano: "Si tratta di un detenuto di 78 anni, affetto da gravissime patologie cardiorespiratorie e oncologiche". I legali del boss: "Nulla a che vedere con dl 'Cura Italia'. Vicenda strumentalizzata"

Foto Fotogramma
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22 aprile 2020 | 12.08
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I domiciliari a Francesco Bonura sono stati concessi con "la normativa ordinaria applicabile a tutti i detenuti, anche condannati per i reati gravissimi, a tutela dei diritti costituzionali alla salute a all'umanità della pena". Lo spiega il Tribunale di Sorveglianza di Milano dopo le polemiche a seguito delle notizie sulla scarcerazione del detenuto.

In particolare, si sottolinea come nel caso concreto si tratta di "un detenuto di anni 78, affetto da gravissime patologie cardiorespiratorie e oncologiche" condannato alla pena temporanea di 18 anni e 8 mesi, che dovrebbe scontare meno di 11 mesi di pena ma "per la concessione della liberazione anticipata" avrebbe potuto lasciare il carcere tra 8 mesi. "Sono state preventivamente acquisite informazioni di polizia che garantiscono l'idoneità del domicilio, sottoposto ad assiduo controllo delle forze di polizia nel rispetto delle stringenti prescrizioni che impediscono qualsiasi uscita non autorizzata", conclude la nota del tribunale di Sorveglianza di Milano.

Spiegazione già fornita dai legali del boss che da ieri è agli arresti domiciliari. "Nel contesto della lunga carcerazione Bonura ha subito un cancro al colon, è stato operato in urgenza e sottoposto a cicli di chemioterapia; di recente i marker tumorali avevano registrato una allarmante impennata", dicono gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Flavio Sinatra. "Se a tutto ciò si aggiunge, come si deve, l’età e i rischi a cui lo stesso, vieppiù a Milano, era esposto per il Coronavirus risulta palese la sussistenza di tutti i presupposti per la concessione del differimento della pena nelle forme della detenzione domiciliare in ossequio ai noti principi, di sponda anche comunitaria, sull’umanità che deve sottostare ad ogni trattamento carcerario".

"Del tutto errato è altresì il riferimento al recente decreto cosiddetto Cura Italia che non si applica al caso di specie e che non ha nulla a che vedere con il differimento pena disposto per comprovate ragioni di salute e sulla base della previgente normativa - dicono - Ripetiamo, ogni vicenda va affrontata nel suo particolare altrimenti si rischia di scadere in perniciose e inopportune generalizzazioni che alterano la realtà".

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