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Giochi, studio Cgia-As.tro: in 2023 apparecchi in crisi ma 6,3 mld a erario

È il quadro che emerge dal 'Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia' condotto dalla Cgia di Mestre, presentato oggi a Roma in collaborazione con l’associazione As.tro

Giochi, studio Cgia-As.tro: in 2023 apparecchi in crisi ma 6,3 mld a erario
10 ottobre 2024 | 14.07
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Un settore in lenta ripresa nel secondo anno di ritorno alla normalità, dopo il drammatico biennio pandemico 2020-2021. Pesantemente ridimensionato il comparto degli apparecchi che tuttavia fornisce ancora il contributo più rilevante in termini di gettito erariale. È il quadro che emerge dal 'Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia' condotto dalla Cgia di Mestre, presentato oggi a Roma in collaborazione con l’associazione As.tro. L'indagine, focalizzata in particolare sugli apparecchi da gioco (le cosiddette AWP e le videolottery), parte dalla stima del numero di addetti del comparto, realizzata sulla base di informazioni fornite dagli archivi camerali e dalla banca dati del Ries, il registro degli operatori di gioco dell’Agenzia Dogane e Monopoli, al quale i soggetti che operano nel settore degli apparecchi sono tenuti a registrarsi.

Nel 2023, rispetto al 2019, vi sono stati 7.578 occupati in meno. In calo anche le imprese della filiera AWP/VLT, se ne contano 8.851 in meno. Si tratta di riduzioni superiori al 14% che riflettono quelle dei margini del comparto. Si stima che, a fine 2023, le imprese della filiera AWP/VLT fossero 51.612 di cui 41.075 esercizi generalisti e 10.537 dediti prevalentemente al gioco lecito e produttori. Il numero degli occupati, intesi come unità di lavoro sostenute dal sistema AWP/VLT, si stima attorno alle 44.000 unità.

L’analisi dei principali parametri economici del settore, al secondo anno di ritorno alla normalità, sembra confermare che il comparto degli apparecchi da gioco con vincita in denaro si stia attestando su una minore dimensione rispetto al periodo pre-pandemico. Nel 2023, la raccolta complessiva delle AWP/VLT è stata pari a 33,7 miliardi di euro, confermando il mancato recupero di 12,7 miliardi rispetto al 2019. Anzi, nel 2023 rispetto al 2022, si è avuto un leggerissimo ulteriore calo pari a 8 milioni di euro. Pertanto, rispetto al 2019, la raccolta è diminuita di oltre il 27% stabilizzandosi su livelli decisamente inferiori a quelli pre-pandemia.

Limitandosi alle sole AWP, emerge uno scenario peggiore: nel 2023 rispetto al 2022 la raccolta è calata ulteriormente del 2,6% corrispondenti a 446 milioni di euro. L’unica nota relativamente positiva riguarda la raccolta delle VLT che è aumentata del 2,7% rispetto al 2022, attestandosi a 16,7 miliardi di euro. Si tratta di una crescita non sufficiente a colmare il divario che si è creato nel corso del 2020-2021. Nel 2023 la raccolta delle VLT è stata inferiore del 29% rispetto al 2019, ma con una lievissima tendenza alla crescita. Confrontando poi l’andamento dei principali parametri economici del comparto AWP/VLT con quelli dei rimanenti comparti del gioco lecito risulta evidente che lo stesso si muova in controtendenza. L’intero settore -già nel 2021- aveva recuperato il divario pandemico e ha continuato a crescere nel biennio 2022-2023: la raccolta complessiva del gioco lecito è cresciuta di oltre un terzo rispetto al periodo pre-Covid raggiungendo 147,6 miliardi di euro, le vincite sono aumentate in maniera più che proporzionale (+39,5%); rilevante è stato il contributo al gettito pari a oltre 11,6 miliardi di euro, mentre il fatturato è salito del 12% (a fronte di un’inflazione che nello stesso periodo ha segnato un +16%). All’interno di questo quadro, si riscontrano tuttavia differenti andamenti tra le varie offerte di gioco.

Dal punto di vista fiscale l'analisi evidenzia come il comparto AWP/VLT fornisce un contributo ancora molto importante per l’erario pari a 5,5 miliardi di euro corrispondenti a oltre il 47% del gettito dell’intero settore del gioco lecito. Inoltre, le aziende contribuiscono con ulteriori forme di prelievo che vanno ad accrescere il già rilevante apporto nelle casse dello Stato. Si tratta di una lunga lista di imposizioni (IRPEF/IRES, addizionali, IRAP, TARI, diritto camerale, contributi previdenziali, etc) che ammontano a circa 830 milioni di euro portando il contributo complessivo a 6,3 miliardi di euro.

Negli anni post pandemia, nonostante la riapertura del canale fisico e la fine delle limitazioni alla circolazione, la crescita del gioco on line ha ripreso il proprio ritmo: dopo un relativo rallentamento del 2022 (+4%), nel 2023 la spesa è cresciuta del 13%. I Concessionari autorizzati ad operare nel settore del Gioco online attualmente sono 81, di cui 54 italiani e 27 esteri. Da una prima analisi si stima che i proventi del Gioco on line dei 54 Concessionari italiani rappresentino un ammontare di risorse in grado di sostenere almeno 1.800 – 1.900 lavoratori.

Quanto alla riforma del gioco on line si sottolinea come le novità introdotte con il D.Lgs 41/2024 "sono destinate ad impattare sulla struttura della filiera, andando nella direzione di un suo ridimensionamento". Pur non essendo previsto un limite massimo di concessioni rilasciabili con il nuovo bando, è evidente -si legge nel Report- che l’elevata una tantum (7 milioni di euro) ne limiterà il numero. Si deve considerare che l’80% della raccolta e l’85% della spesa sono riconducibili a sole 18 concessioni, in grado di realizzare volumi di spesa (raccolta meno vincite) superiori a 50 milioni di euro. Numerosità che arriva a 30 se si considerano le concessioni con volumi di spesa a partire da 20 milioni annui. Le rimanenti 56 concessioni si collocano al di sotto di questa soglia e insieme realizzano il 5,5% della spesa e il 6,3% della raccolta: per i titolari di queste concessioni l’importo dell’una tantum con molta probabilità sarà troppo elevato per rinnovare la concessione e quindi se ne ipotizza l’uscita dal mercato.

Un’ulteriore riduzione della filiera si avrà anche a seguito della regolamentazione dei Punti di vendita ricarica che molto probabilmente saranno destinati a dimezzare passando da 60-50 mila a 30 mila. Sono, infine, destinati a sparire i gestori indipendenti di siti web per conto dei concessionari (skin): nella nuova formulazione legislativa solo i concessionari sono autorizzati alla gestione del sito quale unico canale di accesso all’offerta di gioco.

Se poi si confronta la raccolta del gioco online del 2022 rispetto a quella del 2019, si vede che è aumentata di 36,6 miliardi di euro. Si è avuta una crescita con un ritmo maggiore proprio nel biennio 2020-2021 in cui il gioco fisico subiva prolungate chiusure. Tutte le tipologie di gioco online sono cresciute. Tuttavia la crescita dell’intero comparto online può essere spiegata per il 95% da 3 delle 11 tipologie di gioco che lo compongono. Tra queste tre, quella dello Slot online ne esprime la quota maggiore (53%) e la stima è che complessivamente la maggior crescita sia pari a 10,6 miliardi di euro che potrebbero derivare da uno spostamento dal gioco fisico delle AWP/VLT. Si può quindi ipotizzare che le Slot online abbiano svolto una funzione di sostituzione delle AWP/VLT ipotizzando che molti giocatori, in considerazione dell’impossibilità di giocare durante il periodo pandemico (2020-2021), si siano spostati nel canale virtuale.

Lo studio si sofferma infine anche sulla differenza tra gioco legale - che risponde a regole precise, assicura determinate percentuali di vincite ed è una risorsa preziosa per l'erario - e quello illegale, che sfugge a qualsiasi forma di tassazione e non ha regole che tutelino i giocatori. Sulla quantificazione di quest'ultimo non vi sono dati puntuali; nel 2024, tuttavia, l'Agenzia Dogane e Monopoli ha dichiarato che le stime sulla raccolta del gioco illegale più attendibili attestano la cifra 'di 20-25 miliardi di euro'. Altro nodo per il settore rimane legato alle leggi regionali e delibere degli enti locali che negli ultimi anni hanno puntato a contenere il comparto del gioco lecito con disposizioni come il "distanziometro" e i limiti orari. Le diverse norme locali hanno disciplinato la materia con un diverso grado di severità, in alcuni casi con una forte riduzione delle attività sul territorio.

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