
Riconoscimento ricevuto al PalaSì! di Terni durante la terza giornata del Festival di Editoria e Giornalismo Emergente
È stata la voce di Massimo Giletti – commossa, sincera, intensamente partecipe a risuonare tra le pareti del PalaSì! di Terni durante la terza giornata del Festival di Editoria e Giornalismo Emergente (Fege), lo scorso 29 marzo. Un intervento capace di lasciare un segno profondo, fatto di emozione, verità e umanità. "Servono cultura, coraggio e nessuna ideologia", ha dichiarato con forza, ricevendo il Premio Oliviero Beha davanti a una platea attenta, coinvolta, visibilmente toccata dalle sue parole.
Giletti ha parlato senza filtri, richiamando l’etica del giornalismo e il dovere di restare indipendenti. Ha spiegato di aver accettato con convinzione il riconoscimento proprio perché ispirato a una figura come quella di Oliviero Beha: "Beha è stato un modello di libertà, di coerenza, di coraggio. E oggi, più che mai, abbiamo bisogno di esempi come il suo". Poi, accantonando per un attimo la veste pubblica, Giletti si è mostrato nel suo lato più autentico. Visibilmente commosso, ha raccontato il dispiacere provato per la chiusura improvvisa del suo programma su La7, non tanto per sé – "io ho le spalle larghe" ha detto – quanto per le oltre trenta persone del suo team rimaste senza lavoro.
Ma il passaggio più toccante è arrivato quando ha ricordato Filippo, un giovane morto mentre stava lavorando su un’inchiesta legata a Matteo Messina Denaro. Giletti ha confidato il suo rimpianto più grande: non aver avuto il tempo, a causa della chiusura del programma, di approfondire fino in fondo quella storia. Ed è stato in quel momento che ha aperto il cuore ai ternani, mettendo da parte il ruolo del conduttore e mostrandosi per quello che è: un uomo profondamente coinvolto, capace di emozionarsi, di condividere fragilità, memoria e valori. È così che ha conquistato la platea. Non con frasi ad effetto, ma con autenticità.
Giletti ha poi voluto rendere omaggio al valore di un evento come il Fege, riconoscendo “quanta fatica ci sia dietro” un festival così articolato, costruito con cura, passione e visione. Un riconoscimento che dà ulteriore prestigio al lavoro di Sauro Pellerucci, presidente del Fege, padrone di casa al PalaSì!, e di Piero Muscari, fondatore del festival e direttore artistico, che insieme hanno dato vita a uno spazio unico di confronto e crescita.
Il Fege non è solo un festival. È un laboratorio di pensiero. Un luogo dove il giornalismo si mette a nudo, tra memoria, attualità e nuove sfide. E la giornata del 29 marzo lo ha dimostrato con forza: quando l’informazione è fatta con rigore, coraggio e passione, sa ancora parlare alle coscienze.
Il festival si conclude oggi con un incontro finale con cittadini, istituzioni, organizzatori per discutere e riflettere insieme su questa e la prossima edizione.