"Pullman viaggiava su rettilineo a bassa velocità"
“O è un malore o è una dinamica legata al momento di grande traffico”. Lo ha detto all’Adnkronos l’assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso, a proposito dell’incidente avvenuto ieri sera sul cavalcavia Rizzardi vicino alla stazione di Mestre, in cui hanno perso la vita 21 persone.
“Da quello che ho visto” dalle immagini riprese dalle telecamere, quello in cui il bus stava transitando sul cavalcavia “era un momento di grandissimo traffico”. Si vede che “c’è stato un affiancamento”, dice l’assessore, precisando però di non avere le competenze per comprendere cosa abbia determinato l’incidente. “Io mi sono fatto un’idea del traffico, speriamo che la procura capisca bene cos’è successo”.
La strada sul cavalcavia è a doppia corsia, ma a causa dei lavori in corso in un punto precedente a quello dell’incidente il traffico era ridotto solo su una. Il restringimento però - spiega Boraso - “c’è molto prima” del punto in cui il pullman è precipitato, ovvero quello della “discesa, tutto dritto”. Al momento dell’incidente - dice - “il bus viaggiava a destra, lungo un rettilineo. La velocità era bassa”, sia a causa del traffico, sia perché “in questa zona non puoi correre”.
“Sul tema della sicurezza del nostro Paese, noi è dal 2016 che abbiamo cominciato il monitoraggio e le perizie. Dopo il Ponte Morandi noi ci siamo preoccupati di un cavalcavia che è del 1930”, dice Boraso, “si vede che è vecchiotto”. Il “guardrail è a norma” ma, precisa l’assessore, “rispetto alla norma di quando è stato messo”. Al momento “c’è un doppio guardrail, però è da sostituire”. I lavori, da 6,5 milioni di euro, “sono in corso da un mese. Rifacciamo tutte le asfaltature e tutta la cordonata a cui vanno agganciati i nuovi guardrail, perché se si guarda la cordonata, si capisce che anche mettendone dieci di guardrail, se uno perde il controllo, cade giù”.
Infine lo sfogo, per “un’opera dello Stato, che qualcuno ha ereditato”. In particolare, precisa, “il cavalcavia è stato trasferito al Comune di Venezia oltre dieci anni fa, io come l’ho ereditato nel 2016 l’ho messo in monitoraggio immediato, fatti i progetti, però il sindaco ha dovuto trovare dei fondi. Ora lo stiamo rimaneggiando. Sarebbe auspicabile che per un’opera dello Stato ci fosse anche lo Stato a darti una mano, ma non capita sempre così”.