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CARTA VINI

Lorenzo Negro: tornare a casa, per regalare esperienze e qualità

Nelle parole di Lorenzo Negro, sommelier dell’Helena Wine Boutique di Lecce c’è una costante. Che si tratti di vino o servizio la parola d’ordine è cura.

Lorenzo Negro: tornare a casa, per regalare esperienze e qualità
14 settembre 2022 | 10.22
LETTURA: 5 minuti

Negli ultimi anni il sud Italia ha visto una crescita enogastronomica incredibile. Basti pensare alle tante realtà ristorative e ricettive che sono nate e che si sono affermate, raggiungendo importanti titoli e ambiti riconoscimenti. Insomma, al sud c’è qualità ed è una qualità composita, nata dall’unione di accoglienza, cultura e ricchezza di materie prime, una qualità attenta e con radici profonde. Una crescita, che sicuramente è stata possibile anche grazie alla scelta di molti giovani, talentuosi e preparati, di essere imprenditori e professionisti restando o tornando nei propri luoghi di origine, creando ricchezza e qualità.

Inserita fra queste storie c’è anche quella di Lorenzo Negro classe 1989, sommelier all’Helena Wine Boutique di Lecce. Lorenzo è un amante viscerale del vino in ogni sua forma, una passione che lo ha portato a girare l’Italia e lavorare sempre in luoghi diversi, prima di prendere la scelta di tornare a casa, nella sua Lecce, dove insieme allo staff dell’ Helena Wine Boutique costruisce quotidianamente la volontà di creare qualità e distinzione.

Un’anima, che vorremmo definire, appassionata e “sensibile”, sentirlo raccontare il suo percorso e la sua idea di vino, risulta romantico e di grande trasporto. È un segnale piacevole da percepire, in un tempo come questo, in cui tanti giovani professionisti lasciano il settore, quasi un sollievo, un sintomo di fiducia.

Lorenzo, raccontaci di te. Come nasci nel mondo della ristorazione e del vino?

Come ogni buona uva che prima di essere vendemmiata ha bisogno di tempo per maturare, così io credo di aver fatto con le mie esperienze lavorative. Mi sono dato il tempo di imparare, approfondire, conoscere, scoprire e riscoprire. Il vino ed il suo mondo mi hanno sempre affascinato e rapito così come la cura per il cliente e la dedizione che serve per rendere un momento di ristoro, tempo di qualità. Dare ristoro per me è qualcosa che va oltre il servire un piatto o versare un vino. È l'esaltazione di quel tempo che le persone ti offrono per concedersi una pausa dagli stress e dal tran-tran del lavoro. Le esperienze negli anni sono state molteplici: dal semplice corriere per una tra le più storiche enoteche di Milano, passando per il servizio in sala in un ristorante stellato nelle Langhe. Dalla grande palestra di vita che è stata Signorvino nei suoi primi anni, seguita dal rilancio di uno storico bar sul Lago Maggiore, trasformandolo in un punto di riferimento per tutti gli appassionati di vino. Ultimo, ma solo in ordine cronologico la possibilità di creare da zero questo Wine Boutique qui a Lecce, dove l’amore che da sempre nutro per il vino sposa l’accoglienza e la cura dei nostri ospiti.

La crescita enogastronomica contemporanea del sud Italia è sempre più evidente e tangibile. L’Helena Wine Boutique si sente parte di questo cambiamento?

Si è verissimo. Il sud è protagonista indiscusso di una crescita rilevante nel mondo enogastronomico e di questo cambiamento siamo molto contenti. In primis, perché l’utenza a cui aspiravamo quando abbiamo iniziato a pensare a questo progetto era proprio quella composta da persone intenzionate a vivere una vera e propria esperienza sensoriale e non solo a soddisfare un bisogno fisico. Helena Wine Boutique, infatti, nasce con lo stesso obiettivo con cui prova a crescere ogni giorno: raccontare ai clienti il nostro mondo attraverso i vini, i salumi, le carni e qualsiasi altra cosa decidano di degustare. Far sì che possano compiere un viaggio comodamente seduti su un divano, proprio come se fossero a casa propria.

Lorenzo, hai lavorato da nord a sud in tutta Italia, sempre spinto dalla passione per il vino e per il tuo lavoro. Sei mai stato attirato l’idea di andare a lavorare all’estero?

Fin dall’inizio del mio percorso ho lavorato sulla mia crescita personale, concentrandomi su ciò che il nostro territorio poteva offrire. Ho viaggiato da nord a sud cercando il contatto diretto con i produttori, non limitandomi ad assaggiare i loro prodotti ma approfondendo le loro storie, perché il vino è anche il frutto di queste storie personali. In Italia c’è tanto ancora che devo scoprire e vedere, e qui, c’è stata e c’è tuttora una crescita mirata su ogni singolo territorio e ho preferito dedicarmi con attenzione a questa crescita e lasciare al futuro la possibilità di un’esperienza all’estero.

Champagne è una parola che caratterizza la quotidianità del vostro locale. Vi sentite il punto di riferimento in città per questa tipologia di vino?

Sicuramente lo Champagne identifica molto Helena Wine Boutique. Anche perché in tutta onestà a mio avviso è difficile non amarlo. È il frutto enologico di un territorio fantastico, icona di stile ed eleganza nel mondo. Noi siamo i primi ad amarlo, ma volevamo che anche i nostri clienti potessero conoscere ed apprezzare questa eccellenza. Il nostro intento è quello di far fare al cliente un “viaggio” semplicemente degustando un bicchiere. La nostra selezione di Champagne è fatta con estrema cura, seguendo la ricerca di grandi e piccoli vigneron fino alle grandi maisons. Non so se possiamo già definirci un punto di riferimento per lo Champagne nella nostra città, ma certamente è un obiettivo che ci piacerebbe raggiungere, così da creare distinzione e qualità nell’offerta. Inoltre, rappresenta sicuramente un importante tratto distintivo qui all’Helena Wine Boutique, ma è ben inserito in una carta vini con tanta Italia, vini di riferimento, etichette iconiche e nuove realtà, piccole e grandi, con una buona copertura territoriale e regionale, così da poter amplificare l’esperienza del cliente, la comunicazione e la divulgazione del vino il più possibile, senza confini.

Che obiettivi hai e cosa credi possa essere fatto oggi nel mondo del vino e del servizio di quest’ultimo?

Per me il concetto chiave è il fattore umano. Ciò che per me è vincente nell’approccio con il cliente è la cura e il limitarmi a proporgli una bottiglia ma portarlo nel mio mondo, trasmettergli il mio lavoro di ricerca di nuove realtà, aggiornarlo con le mie stesse nuove scoperte e miei personali assaggi. Servirgli la storia del produttore e la sua identità, tutta contenuta in una semplice bottiglia. Tra i miei obiettivi c’è sicuramente quello di continuare a crescere e scoprire nuove realtà e territori per ampliare il bagaglio di conoscenze. C’è molto ancora da imparare, c’è solo da aprire gli occhi, guardarsi intorno e aprire la prossima bottiglia.
Adnkronos - Vendemmie

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