Esce il 6 novembre il film sulla Grande Guerra del regista 83enne, attualmente ricoverato a Milano per una sospetta broncopolmonite. In un videomessaggio: "Racconto il grande tradimento compiuto nei confronti di milioni di giovani e civili morti in quella guerra senza che sapessero perché".
“Mi spiace, ma come vedete sono costretto a fare una serie di esami molto importanti. Mi avete sempre chiesto, ‘perché ha fatto questo film?’. Ebbene, stavolta l’ho fatto su proposta, ma il mio pensiero è andato subito a mio padre, che mi raccontava la sua vita da soldato, la percezione di un realtà che allora non potevo capire, ma ora ho riscoperto: il grande tradimento compiuto nei confronti di milioni di giovani e civili morti in quella guerra senza che sapessero perché”. Parola di Ermanno Olmi, che ricoverato a Milano per una sospetta broncopolmonite accompagna con un videomessaggio la proiezione romana del suo nuovo film, 'Torneranno i prati', sulla Grande Guerra, in uscita il 6 novembre in un centinaio di copie con 01 Distribution.
Non solo, domani 4 novembre, giorno dell’anniversario dell’armistizio firmato a Villa Giusti nel 1914 che pose fine alla prima Guerra Mondiale, il film verrà proiettato in quasi 100 Paesi in tutto il mondo, presso ambasciate, consolati e istituti di cultura italiani, nonché in un’anteprima a Roma alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ma – sempre in videomessaggio – è lo stesso Olmi a precisare che senso ha questa celebrazione: “Fanfare, bandiere, discorsi per accompagnare il Centenario, ma prima va sciolto un nodo, altrimenti l’ipocrisia divine vigliaccheria: la celebrazione deve essere per noi motivo di chiedere scusa a quei giovani morti senza sapere perché”.
Otto settimane di riprese con la neve alta più di tre metri sull’Altopiano dei Sette Comuni (Asiago, Vicenza), due trincee ricostruite a Val Formica e Val Giardini, tre milioni e 200mila euro di budget, nel cast Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Andrea Di Maria, Francesco Formichetti, Camillo Grassi e Niccolò Senni, la sceneggiatura è dello stesso Olmi, la produzione di Cinema Undici e Ipotesi Cinema con Rai Cinema. Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani, e agli occupanti della trincea arriva l’ordine di trovare un nuovo posizionamento per spiare la trincea avversa: un diktat che apre al massacro.
“Ermanno è un illuminato, con lui è come lavorare con il Dalai Lama. Non abbiamo fatto un film sulla guerra, ma sul dolore della guerra”, dice Santamaria, che interpreta il ruolo del Maggiore, mentre Formichetti, il capitano che “ha il compito di disobbedire”, parla di una “strada di rassegnazione e dolore”. Ancora, il canterino Di Maria: “Non abbiamo fatto altro che piangere, dal primo ciak alla prima proiezione del film”; il tenentino Sperduti: “Avevo paura di prendere il comando” e Grassi: “Dopo Cantando dietro i paraventi, è la seconda volta che lavoro con Ermanno. Lui non ha bisogno di attori, ma di anime: al diavolo le battute!”.
“Di battaglia vinta nella neve, guidati dal capitano Ermanno: nessuno si è tirato indietro sul set!”, parla la produttrice Elisabetta Olmi, mentre Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, aggiunge: "Sui mass media siamo abituati a una guerra disumanizzata e spettacolarizzata, viceversa, questo è un film sull’umanizzazione della guerra". Ultima parola a Maurizio Zaccaro, sodale di Olmi che ha collaborato alla regia: “Siamo su un altro pianeta, Ermanno ha valicato i confini del cinema”.