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Europee: Nadia Urbinati (politologa), l'Europa è un'utopia necessaria

Nadia Urbinati, politologa, docente alla Columbia University di New York.
Nadia Urbinati, politologa, docente alla Columbia University di New York.
18 aprile 2019 | 18.02
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(di Rossella Guadagnini) Siamo alla vigilia delle elezioni e "l’Europa sembra aver smarrito la grande spinta ideale che ha animato per sette decenni il 'sogno europeo'. Lo snodo cruciale davanti al quale si trova oggi l’Ue è riprendere il cammino verso una compiuta integrazione politica con istituzioni democratiche oppure arrendersi al nazionalismo". A dirlo all'Adnkronos è la politologa Nadia Urbinati, docente di Teoria Politica della Columbia University di New York, ora in Italia anche per presentare il suo ultimo volume, "Utopia-Europa", una lunga intervista a cura di Antonio Fico (edito da Castelvecchi).

"L’avanzata dei sovranisti minaccia l’idea di un continente aperto e plurale così come lo abbiamo conosciuto fin qui -spiega- Nel libro ho ripercorso la storia della costruzione comunitaria e gli ideali che l’hanno ispirata, prendendo in analisi le profonde trasformazioni in atto nelle democrazie europee: dal declino della rappresentanza all’emergere dei nuovi movimenti populisti, specchio di una società disgregata e priva dei grandi soggetti politici del Novecento".

La sinistra, intanto, è "prigioniera dei suoi errori e vittima di mutamenti economici e sociali planetari. Ma ne abbiamo ancora bisogno per arginare lo strapotere del capitale finanziario e rilanciare una nuova idea continentale. Occorre passare da un’Europa dei vincoli ad un’Europa realmente democratica, anche attraverso la revisione di trattati che ci vanno stretti". (segue)

La questione del pluralismo è pronta a tornare con virulenza

"Se guardiamo indietro -prosegue Urbinati- alle tragedie europee del secolo passato, ci accorgiamo che la questione del pluralismo è pronta a tornare con virulenza. Nella Germania di Hitler, la persecuzione degli ebrei concretizzò il progetto totalitario. Non dovremmo dimenticarlo. Quando si rimettono in discussione i diritti di una minoranza su base etnica o razziale, è tutta la comunità di cittadini a essere messa in discussione. A quel punto non c’è limite alla discriminazione".

"L’arcipelago di democratici, socialdemocratici e verdi, è sembrato fino ad oggi incapace di elaborare una risposta alternativa a un’Europa sovranista. Questo vale soprattutto per l’Italia. Le forze democratiche e di sinistra devono recuperare i valori fondanti dell’Unione, ma perché la loro non sia la solita stantia retorica, devono avere la lungimiranza e il coraggio di proporre una radicalità di contenuti".

L’Europa perciò va intesa come "una scelta di campo, che metta al centro tutte le idealità che avevano mosso i padri fondatori dell’Unione. L’attualità del 'Manifesto' di Altiero Spinelli sta qui, poiché quel Manifesto non voleva essere un esercizio utopistico, ma una visione pragmatica che tenesse insieme solidarietà e sicurezza sociale con la libertà personale e politica. Ma senza una politica sociale che contenga e limiti le prerogative del mercato, che metta steccati a quel che il mercato può e vuole fare, quell'idea di Unione è un bluff".

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