Il ministro per la Famiglia: "La nostra legge che per essere adottati ci vogliono un padre e una madre"
"Spacciare evoca altre cose, magari il termine non è corretto, ma la verità è quella che ha detto Rampelli". Lo dice il ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella, ospite di 'Mezz'ora in più' su Rai 3, commentando le parole del vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, che ha parlato di coppie gay che spacciano bambini per figli nel suo intervento ieri a In Onda su La7. "La nostra legge - dice Roccella - che per essere adottati ci vogliono un padre e una madre".
"Se una donna che ha un figlio, orfano o non riconosciuto da sola, si sposa con un altro uomo, affinché questo bambino sia figlio di quell'uomo c'è bisogno dell'adozione in casi particolari, che è facilitata, perché non c'è il processo dell'idoneità. Vengono date migliori garanzie al figlio".
"Il problema non è il genitore omosessuale che penso possa essere un ottimo genitore, ma il problema è antropologico, noi abbiamo un modello a cui tutti siamo affezionati, perché siamo nati dal grembo di una madre", afferma Roccella.
"Madre e padre concetti dell'identità della nazione? Direi piuttosto che è la nostra intima esperienza, quello che abbiamo provato tutti noi", prosegue.
"La maternità surrogata? Chiamiamola con il suo nome, 'utero in affitto' mette a fuoco il passaggio di denaro, bisogna leggere i contratti di maternità surrogata, si apre un mercato per i bambini per la prima volta nella storia dell'umanità, ci sono fiere nel mondo, ci hanno provato pure a Milano", dice il ministro. "Può costare sui 100mila euro, una cosa per benestanti, ma alle donne arrivano dieci mila euro", sottolinea Roccella.
"Si scelgono gli ovociti - sostiene- un mercato con connotazioni anche razziste, si scelgono le donne bianche, gli ovociti delle donne nere costano meno. Poi si sceglie la donna che presta l'utero, che di solito è bella e bionda e si sceglie pure la religione".
RAMPELLI - "Se due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, e cioè l'iscrizione all'anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l'hanno fatta fuori dai confini nazionali", le parole di Rampelli, vicepresidente della Camera ed esponente di Fratelli d'Italia, nel corso della trasmissione su La7.
Rampelli rispondeva a una domanda di Concita De Gregorio sul mancato riconoscimento in Italia dei figli delle coppie gay dovuto allo stop imposto dal governo al Comune di Milano rispetto alle trascrizioni sul registro dell'anagrafe. Una posizione ribadita nei giorni scorsi con la bocciatura al Senato della proposta di regolamento Ue.
"Una violenza atroce, non soltanto nei confronti dei genitori che scelgono di accogliere con amore dei figli, ma soprattutto nei confronti dei bambini che nemmeno possono difendersi", scrive Pina Picierno su Facebook. "Si spacciano (loro sì) per politici degni del governo del Paese, sono solo reazionari violenti", conclude l'esponente del Pd.