Arriva la risposta alle parole pronunciate ieri dal presidente egiziano
Arriva la risposta di Tripoli alle parole pronunciate ieri dal presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, che aveva definito "legittimo" un eventuale intervento in Libia, affermando che Sirte e Jufra rappresentano per l'Egitto "una linea rossa".
"Lo Stato della Libia - si legge in una nota del Consiglio presidenziale libico - conferma che le interferenze nelle sue questioni interne e la violazione della sovranità dello Stato, sia per mezzo di comunicati stampa rilasciati da alcune nazioni come avvenuto nel caso del presidente egiziano come attraverso il sostegno fornito ai ribelli, alle milizie e ai mercenari, sono fatti che rifiutiamo e consideriamo riprovevoli. Queste è una azione ostile, una palese intromissione ed è considerata come una dichiarazione di guerra".
"Ricordiamo a tutti che il Governo di Accordo Nazionale è il legittimo e unico rappresentante dello Stato libico ed è l’unico ad avere il diritto di stabilire la forma e la tipologia degli accordi e di scegliere le sue alleanze - continua la nota - Per anni abbiamo chiesto una soluzione politica e pacifica della crisi e per ottenere questo non abbiamo risparmiato impegno e fatica fino a quando non è iniziata la brutale aggressione contro il nostro popolo effettuata dal criminale di guerra" Khalifa Haftar "e dai suoi seguaci e sostenitori".
"Ma ora che questo progetto di tirannia è stato finalmente sconfitto e demolito - denuncia Tripoli - vediamo che questi paesi parlano, oggi, di dialogo e di soluzioni politiche, non solo, ma si spingono fino a minacciare pubblicamente un intervento militare. Diciamo a questi Paesi che per quanto possano essere aspre le controversie tra i libici, non permetteremo che vengano lanciati insulti al nostro popolo né consentiremo loro di ricorrere al linguaggio della minaccia e dell'intimidazione".
"Tutto il territorio della Libia è una linea rossa. Le linee rosse sono state definite dal sangue dei martiri e non dalle dichiarazioni retoriche", prosegue la nota in un riferimento alle parole di al-Sisi. E, ancora rivolto all'Egitto, conclude: "Questi paesi dovrebbero badare ai loro problemi e alle minacce alla sicurezza all'interno dei loro territori. Mettiamo in guardia dalle conseguenze di qualsiasi tipo di interferenza nei nostri affari. Questo potrebbe causare una destabilizzazione della zona in una forma senza precedenti. Pertanto invitiamo la comunità internazionale ad assumersi le sue responsabilità verso questa escalation e, di nuovo, confermiamo di essere disposti a trattare con qualunque mediatore a condizione che sia imparziale e capace di mettere insieme tutti i libici, attraverso i percorsi di pace definiti dalle Nazioni Unite e non tramite iniziative unilaterali di parte a sostegno dei fuorilegge che ignorano completamente lo stato delle cose e la natura della crisi libica".
Un eventuale intervento militare dell'Egitto in Libia sarebbe "l'ultima opzione per preservare la sua sicurezza" ha chiarito il capo della diplomazia del Cairo, Sameh Shoukry, all'indomani delle dichiarazioni di al-Sisi. In un'intervista alla tv al-Arabiya, Shoukry ha affermato che l'Egitto si sta coordinando con gli attori regionali e internazionali in Libia e ha sottolineato che un'azione militare da parte del Cairo sarebbe "l'ultima opzione". "Noi respingiamo il tentativo della Turchia di espandersi in Libia", ha scandito il ministro egiziano, secondo cui quello che sta facendo Ankara nel Paese vicino e quello che ha fatto in Siria e in Iraq violano la legittimità internazionale.
Shoukry ha poi precisato che l'Egitto sta discutendo la situazione libica con Tunisia e Algeria, con cui esiste "una visione condivisa". "E' il momento di un'azione seria per raggiungere la stabilità", ha esortato infine.