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Migranti, botta e risposta Ungheria-Italia

Il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto: scelta deplorevole. Dura replica Di Maio: "Emergenza causata anche e soprattutto dall'indifferenza di alcuni partner europei come l'Ungheria"

Immagine d'archivio (FOTOGRAMMA/IPA)
Immagine d'archivio (FOTOGRAMMA/IPA)
16 settembre 2019 | 18.51
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E' "deplorevole e pericolosa" la decisione dell'Italia di riaprire i porti ai migranti. Lo ha detto il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, alla tv M1. Secondo il capo della diplomazia di Budapest, tutte le decisioni che prevedono un'apertura dei confini europei ai migranti sono deplorevoli, compresa dunque quella del governo italiano, ma l'Ungheria continuerà a difendere le sue frontiere. E la decisione italiana di riaprire i porti viene contestata anche perché vogliono distribuire i migranti fra vari Paesi Ue: si tratta di un altro tentativo di esercitare pressioni sui Paesi membri perché venga approvato il principio di quote obbligatorie di migranti, che "noi respingiamo".

"L'Ungheria - ha scandito Szjjarto - non accetterà alcun tipo di quota e difenderà i suoi confini con tutti i mezzi".

DI MAIO - Dura replica del ministro degli Esteri Luigi Di Maio al collega ungherese: "Il giudizio espresso dal governo ungherese è del tutto strumentale - accusa in una nota -. L'Italia da anni vive un'emergenza causata anche e soprattutto dall'indifferenza di alcuni partner europei come l'Ungheria. E' facile fare i sovranisti con le frontiere degli altri. Chi non accetta le quote deve essere sanzionato duramente".

"L'Italia - prosegue il titolare della Farnesina - non può e non si farà più carico da sola di un problema che riguarda tutta l'Ue. Nei Paesi di transito vanno istituiti degli uffici europei nei quali i migranti possano presentare richiesta di asilo in modo da poter essere poi trasferiti in Europa, e non solo in Italia, attraverso un corridoio umanitario. In questo modo si mette fine all'inferno dei trafficanti di uomini e dei barconi e ognuno si assume le sue responsabilità".

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