Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos l'analista yemenita Farea al-Muslimi
I raid condotti sullo Yemen contro obiettivi degli Houthi hanno valore pressoché solo "simbolico". Non scalfiscono le capacità militari del gruppo alleato dell'Iran né lo spingeranno a desistere dal colpire le navi commerciali nel Mar Rosso, "semmai il contrario". Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos l'analista yemenita Farea al-Muslimi, research fellow presso il Programma Medio Oriente e Nord Africa di Chatham House, commentando i bombardamenti condotti nella notte da Stati Uniti e Regno Unito.
Definendo i raid "la più recente violazione della sovranità e dello spazio aereo dello Yemen" dal 2002, al-Muslimi ha evidenziato come si tratti di attacchi "simbolici nei loro effetti" e che per lo più sono una "risposta alla pressione delle compagnie di navigazione e di assicurazione sugli interessi degli Stati Uniti e del Regno Unito".
Le aree ed i siti militari presi di mira, spiega l'analista, sono in realtà "inezie" nel contesto più ampio delle capacità militari degli Houthi, in particolare per quanto riguarda le armi per gli attacchi via mare. "Sono più esperti, più preparati e più attrezzati di quanto chiunque realmente ammetta", prosegue l'analista, che non si dice sorpreso dai raid in quanto arrivano dopo che gli Houthi si sono "spinti oltre" nel Mar Rosso, ignorando "tutte le richieste per calmare la situazione, inclusa una lettera formale privata inviata recentemente alla leadership del gruppo dal Regno Unito per conto del comunità internazionale".
Secondo l'esperto di Chatham House, i raid della scorsa notte "non impediranno" agli Houthi di compiere ulteriori attacchi nel Mar Rosso, "semmai il contrario. Probabilmente espanderanno i loro attacchi alle navi e alle basi statunitensi e britanniche nella penisola arabica. Gli Houthi ormai dispongono di missili, armi e tecnologia che gli consentono facilmente di raggiungere queste basi nel Golfo".
Riguardo la recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al-Muslimi ritiene che "fornisca quella che più si avvicina ad una copertura internazionale per gli attacchi, ma chiaramente per ora nessun altro Paese è interessato ad unirsi apertamente agli Stati Uniti e al Regno Unito. I sauditi - ricorda - hanno tentato questa strada in Yemen per nove anni e chiaramente non ha funzionato".
L'esperto sostiene quindi che "gli attacchi aerei, e l'uso della forza in generale, non fanno una grande differenza in quello che è un Paese estremamente complicato e dove c'è un forte sentimento contro gli stranieri come lo Yemen" e che "probabilmente, ciò non farà altro che aumentare il sostegno nei loro confronti in tutto il mondo musulmano, tra i gruppi di sinistra in Occidente e incoraggerà ulteriori escalation regionali e globali". Inoltre i bombardamenti avranno anche "un impatto enorme" sulla sicurezza alimentare nello Yemen, dove una situazione già "da incubo" non potrà che peggiorare.
Lo scenario che va delineandosi, ovvero una "regionalizzazione" della guerra nello Yemen, ragiona al-Muslimi, "complicherà" anche gli sforzi per riprendere il processo di pace nel Paese arabo. "L'Arabia Saudita - aggiunge - ha fatto del suo meglio per rimanere fuori dal conflitto, ma negli ultimi mesi ha comunque svolto la prima linea di difesa per Israele contro gli attacchi degli Houthi, abbattendo alcuni razzi".
Quanto al ruolo dell'Iran, "non è chiaro" al momento come risponderà, ma Teheran "sicuramente preferisce mantenere gli Houthi come utili capri espiatori mentre cerca di salvare il jolly di cui dispone: Hezbollah", ritiene l'analista, evidenziando che dal 7 ottobre gli iraniani "si sono accontentati di osservare da lontano".
Al-Muslimi rimarca infine che sbaglia chi pensa che la Cina sarebbe felice di vedere l'Occidente venire trascinato in un altro sanguinoso conflitto "In realtà anche loro hanno sofferto per l'interruzione delle rotte commerciali nel Mar Rosso - conclude - Allo stesso modo, Paesi arabi come l'Egitto hanno le mani legate dalla necessità di opporsi agli Houthi, denunciando allo stesso tempo le operazioni di Israele a Gaza".