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Ue: per Pil Italia crollo del 9,5% nel 2020

E' la stima della Commissione Europea nelle Previsioni economiche di primavera. Peggio di noi solo la Grecia. Pil Eurozona giù del 7,7% rispetto al 2019. Gentiloni: "Ue entrata nella più profonda recessione della storia"

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06 maggio 2020 | 11.37
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Nel 2020 l'economia italiana crollerà del 9,5%, per rimbalzare del 6,5% nel 2021, assumendo che il Paese non debba richiudersi nel lockdown per combattere la pandemia di Covid-19. E' la stima della Commissione Europea, nelle Previsioni economiche di primavera, che sono caratterizzate da un grado "eccezionalmente elevato" di incertezza, poiché la principale variabile è la curva epidemiologica, il cui andamento è impossibile da prevedere con certezza. Nel 2019 l'Italia era cresciuta dello 0,3%. La pandemia provocata dal coronavirus Sars-Cov-2 farà schizzare il deficit pubblico dell'Italia dal minimo storico del 2019 (1,6% del Pil) all'11,1% quest'anno e farà salire alle stelle il debito pubblico, già elevato, dal 134,8% del Pil al 158,9% nel 2020. Nel 2021 deficit e debito dovrebbero scendere, rispettivamente, al 5,6% e al 153,6% del Pil.

Leggermente peggio del nostro Paese nel 2020 dovrebbe fare, sempre secondo le stime, solo la Grecia, nella cui economia il turismo ha un peso notevole: il Pil greco dovrebbe crollare del 9,7%, per rimbalzare del 7,9% nel 2021. Secondo le previsioni, tutti i Paesi dell'Ue e dell'Eurozona accuseranno crolli del Pil superiori al 4% quest'anno: tra le principali economie, Germania -6,5%, Francia -8,2%, Spagna -9,4%, Olanda -6,8%, Polonia -4,3% (la migliore, o la meno peggiore).

Secondo le previsioni, il Pil dell'area euro quest'anno, se tutto andrà bene, crollerà del 7,7% rispetto al 2019, per rimbalzare del 6,3% nel 2021. Nell'Ue il Pil dovrebbe cadere del 7,4%, prima di rimbalzare nel 2021 del 6,1%. L'attività economica in Europa, spiega la Commissione, è "caduta con una velocità insolitamente rapida nelle ultime settimane", per effetto delle misure di contenimento, che hanno messo l'economia in uno "stato di ibernazione". La produzione "collasserà nella prima metà del 2020 e la maggior parte della contrazione si concentrerà nel secondo trimestre".

Dopodiché dovrebbe "recuperare", ma questo assumendo che "le misure siano gradualmente rimosse", che dopo "l'allentamento" delle stesse "l'epidemia resti sotto controllo" e che "le misure senza precedenti adottate finora siano efficaci nell'attutire l'impatto economico della crisi, come pure nel limitare i danni permanenti al tessuto economico".

L'inflazione nell'Eurozona quest'anno sarà in media dello 0,2% ancora più debole che nel 2019, quando è stata dell'1,2%, in entrambi i casi molto lontana dall'obiettivo della Bce. L'inflazione dovrebbe poi risalire all'1,1% nel 2021, sempre molto lontana dal target della banca centrale (vicina ma inferiore al 2%). A pesare sui prezzi sarà l'indebolimento generale dell'attività economica, che "renderà la trasmissione dai salari ai prezzi ancora più difficile per le aziende e l'indebolimento del mercato del lavoro, che limita gli aumenti dei salari". Queste minori pressioni si combineranno con prezzi del petrolio "marcatamente più bassi", schiacciando ulteriormente l'indice generale dei prezzi al consumo.

Il tasso di disoccupazione nell'area euro nel 2020 dovrebbe salire al 9,6%, rispetto al 7,5% del 2019, per poi tornare all'8,6% nel 2021. I Paesi dell'Eurozona che dovrebbero registrare i tassi di disoccupazione più elevati nel 2020 sono, oltre all'Italia, la Francia (10,1%), la Spagna (18,9%) e la Grecia (19,9%). Fuori dall'euro, in Croazia dovrebbe salire al 10,2%. In Germania dovrebbe salire al 4%, rispetto al 3,2% del 2019.

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