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Italia in recessione

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31 gennaio 2019 | 11.24
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Diminuzione del Pil nel quarto trimestre 2018, dopo quello del terzo trimestre. Si stima che il prodotto interno lordo (espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato) sia diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e sia aumentato dello 0,1% in termini tendenziali. Lo rende noto l'Istat in un comunicato, precisando che il quarto trimestre dello scorso anno ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al precedente e due giornate lavorative in più rispetto al quarto trimestre del 2017. Nel terzo trimestre 2018, il Pil aveva registrato un calo dello 0,1% mentre nel secondo era cresciuto dello 0,1%. Infine, nel primo trimestre dello scorso anno, il prodotto interno lordo aveva registrato una crescita dello 0,3%.

Il premier Giuseppe Conte in parte lo aveva già annunciato ieri dicendo di aspettarsi "un'ulteriore contrazione del Pil nel quarto trimestre". La conferma, con i dati Istat di oggi, porta l'Italia in recessione tecnica con il secondo calo consecutivo dopo quello del terzo trimestre. "Nessuna preoccupazione" afferma il presidente del Consiglio secondo il quale era già "prevista ed è collegata a fattori transitori esterni alla nostra economia. C'è una guerra di dazi che si sta componendo e deve comporsi. Non abbiamo ragione di perdere fiducia, c'è molto entusiasmo". A confermare che si tratta di "un dato atteso", "determinato dal ciclo economico europeo", è il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che spiega: "La fase di recessione tecnica che stiamo attraversando riflette l'impatto sul manifatturiero italiano del forte rallentamento del commercio internazionale e della produzione industriale tedesca. È un dato che era atteso ed è determinato dal ciclo economico europeo".

Per il vicepremier Luigi Di Maio "i dati Istat di oggi dimostrano un dato fondamentale e cioè che chi stava al governo prima ci ha mentito, non ci ha portato mai fuori dalla crisi". In ogni caso, "non credo che ci sia bisogno di correggere le stime". Immediata la replica a Di Maio da parte dell'ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che, ai microfoni del Gr Rai, parla di "un'affermazione o ignorante o in malafede, basta guardare i dati per rendersi conto". Per Padoan "i problemi per il Paese sono cominciati quando questa maggioranza si è formata come dimostra l'andamento dello spread e le conseguenze recessive che ne sono seguite". "Se l'economia entra in un andamento negativo si perderanno tutti i benefici degli anni scorsi - aggiunge - che avevano visto la crescita andare in su e il debito cominciare a scendere". Per Matteo Renzi queste sono "brutte brutte brutte notizie dall'economia italiana. Era dal 2013 che non andavamo così male. Meno 0,2% il Pil di questo trimestre e soprattutto recessione cioè due trimestri di fila col segno negativo. Naturalmente Di Maio dà la colpa ai governi Pd, ai governi di prima, a me: è la tragedia disperata di un uomo ridicolo". "Con noi ci sono stati 14 mesi di crescita, con loro immediatamente tutto si è bloccato. Per forza! Hanno cambiato le regole del mercato del lavoro, hanno creato sfiducia, hanno bloccato gli investimenti. Noi non facciamo polemiche: l'Italia sta andando a sbattere, fermiamoci".

Per il leader di Confindustria, Vincenzo Boccia, bisogna reagire subito al rallentamento dell'economia che a gennaio potrebbe vedere un calo maggiore di quello registrato a dicembre. "A gennaio avremo un rallentamento superiore a quello registrato nell'ultimo trimestre del 2018 dato il rallentamento della Germania. Bisogna aprire immediatamente i cantieri, partendo dalla Tav", dice bocciando per questo l'ipotesi di un referendum sulla Torino Lione, "si dilaterebbero solo i tempi senza aiutare la crescita".

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