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Indi Gregory, no a trasferimento in Italia: stop alle macchine oggi

La Corte d'appello britannica ha"respinto l'appello dei genitori" della piccola "e negato il ricorso alla Convenzione dell'Aja per il suo trasferimento" nel nostro Paese. La lettera di Meloni: "Terapie Roma senza dolore"

Indi Gregory con i genitori - (Foto dal profilo Twitter di Simone Pillon)
Indi Gregory con i genitori - (Foto dal profilo Twitter di Simone Pillon)
11 novembre 2023 | 00.04
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Sul tavolo c'erano due richieste: consentire il distacco delle macchine a casa da un lato, dall'altro permettere lo spostamento della bimba all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Ma la Corte d'appello britannica ha "respinto l'appello dei genitori" di Indi Gregory "e negato il ricorso alla Convenzione dell'Aja per il suo trasferimento in Italia. E la nuova scadenza per il distacco dei sostegni vitali è sancita per oggi, sabato 11 novembre, e non lunedì 13 come era stato detto in un primo momento.

A scriverlo su X Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e Simone Pillon, avvocato italiano della famiglia della piccola, che da giorni stanno seguendo la vicenda della bimba di soli 8 mesi affetta da una gravissima patologia mitocondriale. I due, in contatto con la famiglia di Indi e con i legali inglesi, hanno spiegato che la bimba verrà trasferita in un hospice e che, secondo un'interpretazione corretta della sentenza, il distacco dalle macchine che la mantengono in vita avverrà già oggi.

"Sembra che vogliano staccare tutto già domani (oggi, ndr) portando la bambina all'Hospice", ha scritto Pillon sui social, aggiungendo: "Io non ho parole. Se così fosse non ci sarebbe più tempo per nulla...". "L'ostinazione dei giudici inglesi nel voler mettere fine alla vita di questa piccola combattente, nonostante il parere medico contrario dell'ospedale Bambino Gesù" di Roma, "è qualcosa di semplicemente satanico", ha aggiunto l'associazione Pro Vita & Famiglia.

Le parole del papà di Indi

"Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un'altra decisione unilaterale dei giudici e del Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato da come siamo stati trattati", ha detto Dean Gregory, papà della piccola Indi, dopo l'udienza. "Questo sembra come l'ultimo calcio nei denti. Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine", ha aggiunto.

A diffondere le parole dell'uomo è stata l'organizzazione Christian Concern, che sta supportando genitori della bimba. "Claire ed io - ha continuato papà Dean - abbiamo sempre desiderato ciò che è nel migliore interesse di Indi. Lei ha diritti umani e volevamo che ricevesse le migliori cure possibili. Se il Regno Unito non ha voluto finanziarlo, perché non può andare in Italia e ricevere le cure e l'assistenza che lo straordinario primo Ministro e il Governo italiano hanno offerto?", chiede il papà ribadendo di voler continuare a lottare.

Le conclusioni dei giudici

Christian Concern ha poi spiegato nel dettaglio quali sono state le conclusioni dei giudici che "hanno stabilito in modo controverso che l'intervento italiano nel caso di Indi Gregory ai sensi della Convenzione dell'Aia è 'totalmente mal concepito' e 'non nello spirito della convenzione'. Inoltre la corte ha "rifiutato alla famiglia il permesso di appellarsi contro una sentenza secondo la quale il supporto vitale di Indi non può essere rimosso a casa", negando di fatto la possibilità di gestire il fine vita della piccola al domicilio.

"Hanno invece ordinato la rimozione immediata del supporto vitale di Indi", ha aggiunto l'ente. Ieri è stato anche reso noto che la premier italiano Giorgia Meloni ha scritto per chiedere collaborazione fra i due Paesi ai fini del trasferimento della piccola. "Nonostante la sentenza e le osservazioni dei giudici della Corte d'Appello, non è ancora chiaro come i tribunali britannici risponderanno ufficialmente alla richiesta avanzata dal 'tutore' italiano di Indi", ha concluso Christian Concern.

La lettera di Giorgia Meloni

Nel caso della piccola Indi Gregory la proposta terapeutica dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, "eccellenza mondiale nell'assistenza pediatrica", è pensata "per essere più adeguata al miglior interesse del bambino", ascritto Meloni nella lettera indirizzata al Lord Cancelliere e segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, in cui chiede che i due Paesi collaborino ufficialmente per facilitare il trasferimento di Indi a Roma ai sensi della Convenzione dell'Aja.

Il protocollo prevede "l'applicazione di uno stent all'efflusso del ventricolo destro per la gestione della condizione cardiologica e trattamenti sperimentali per l'aciduria idrossiglutarica D2,L2 (terapia con fenilbutirrato, terapia con citrato e dieta chetogenica). Durante l'attuazione di questi trattamenti, l'ospedale ha assicurato che al bambino sarà garantita la completa assenza di dolore e la fornitura di sistemi di ventilazione che ridurrà al minimo indispensabile ogni disagio per il bambino", si legge ancora.

"A differenza del protocollo proposto dall'ospedale di Nottingham", dove la bimba è in cura e dove spingono per fermare le macchine, il trattamento dell'ospedale capitolino "non è irreversibile - ha precisato la premier - ma modificabile in base alle migliori esigenze del bambino". Meloni chiede di informare l'autorità giudiziaria britannica delle possibilità offerte dall'ospedale Bambino Gesù. "Credo fermamente - ha scritto ancora - che ciò sia nell'interesse della bambina: non le causerà alcun dolore, come assicurano i nostri medici, e le darà solo un'ulteriore concreta opportunità di vivere una vita dignitosa. Spero possiate accogliere questa mia richiesta, in tempo per consentire a Indi di accedere a questa possibilità, nello spirito di collaborazione che da sempre caratterizza i rapporti tra i nostri due Paesi".

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