E' stata inaugurata oggi a Roma, alla Casina dei Vallati, a 72 anni esatti dal rastrellamento del ghetto da parte degli occupanti nazifascisti, la sede della Fondazione Museo della Shoah. L'edificio, affidato dal Comune alla comunità ebraica, ospiterà attività e corsi di formazione per docenti di storia impegnati nei Viaggi della memoria e per le guide italofone ai campi di sterminio. A breve inoltre verranno custoditi all'interno documenti e oggetti donati da oltre 70 famiglie.
"Tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni dalla Fondazione - ha detto il presidente Mario Venezia - deve essere quanto prima messo a disposizione di cittadini, studenti e professori. Ringrazio i nostri ricercatori - ha aggiunto - che hanno cessato di dare la loro collaborazione per motivi legati alla normativa ma spero possano continuare le loro collaborazioni vincendo i concorsi che andremo a bandire".
Per la presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, "l'apertura della sede della Fondazione del Museo della Shoah, proprio oggi, ha una valore estremamente significativo. La memoria non si relega a una data o a una cerimonia - ha sottolineato - è importante quindi che prosegua il lavoro di educazione e trasmissione dei valori della memoria sui quali noi siamo sempre impegnati e che ci auguriamo possano continuare in questa sede ed essere trasmessi alle nuove generazioni".
Presente all'inaugurazione anche Samuel Modiano, sopravvissuto alla Shoah. "A Birkenau ho passato momenti difficili, ho perso tutta la mia famiglia e non credevo di sopravvivere. Ho sempre sperato che anche qui a Roma ci fosse un museo della Shoah ed oggi è un inizio. Non so se riuscirò a vedere il Museo realizzato - ha concluso - ma almeno qualcosa si sta facendo".
"Credo sia importante ricordare e continuare a soffrire nel ricordo - ha detto Lidia Ravera, Assessore alla Cultura e allo Sport della Regione Lazio intervenendo all'inaugurazione - indignarsi come se fosse successo ieri passare questo testimone alle altre generazioni, perché gli ultimi sopravvissuti sono molto grandi di età e tanti ne stiamo perdendo. E' nostra responsabilità quindi - ha concluso Ravera - mantenere viva la catena della memoria ed estenderla ai giovani perché sappiano".