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Impagnatiello e omicidio pianificato, ricerche web prima di uccidere

A Comasina ritrovati oggi in un tombino patente e bancomat della vittima. Rilievi dei carabinieri nella casa a Senago: moltissime tracce di sangue. Sequestrati i coltelli in cucina

Impagnatiello e omicidio pianificato, ricerche web prima di uccidere
06 giugno 2023 | 12.29
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Alessandro Impagnatiello, l'uomo in carcere per aver ucciso la compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi, avrebbe pianificato l'omicidio "almeno qualche giorno prima" di sabato 27 maggio quando ha accoltellato la donna. Lo si apprende da fonti investigative. L'elemento, da quanto si apprende, emerge dalle ricerche che il 30enne barman avrebbe fatto sul web. La premeditazione, da sempre contestata dalla procura di Milano, non è stata accolta dal gip Angela Minerva che, la scorsa settimana, ha convalidato il fermo.

Intanto oggi "moltissime tracce ematiche e biologiche" sono state trovate nell'appartamento di Senago, alle porte di Milano, e sulle scale che portano alla cantina e al garage dove Impagnatiello ha ucciso e quindi nascosto il corpo senza vita della compagna. I rilievi scientifici, proseguiti stamane, hanno permesso di chiarire le fasi e i luoghi dell'omicidio, tracciando gli spostamenti dalla cucina al bagno, quindi al pianerottolo fino al luogo dove Giulia è stata lasciata. I carabinieri hanno sequestrato più coltelli, presenti in cucina, all'interno di un ceppo.

Al sopralluogo di stamane hanno partecipato anche l'aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo. Le indagini procedono anche attraverso l'analisi delle telecamere per capire se l'ipotesi di un complice è valida oppure infondata.

I carabinieri di Milano hanno inoltre ritrovato la patente, il bancomat e la carta di credito di Giulia in un tombino nel parcheggio della metropolitana Comasina. Proseguono le ricerche dei militari, con la collaborazione dei vigili del fuoco di Milano, per trovare anche il cellulare della 29enne.

"L'arma è stata indicata e sarà repertata. Sapremo tutto quanto all'esito", ha detto il legale della famiglia della giovane, Giovanni Cacciapuoti, lasciando l'abitazione di Senago. "Lo leggeremo nelle carte. Abbiamo posto i nostri quesiti e siamo in attesa dei riscontri", ha aggiunto l'avvocato.

I rilievi saranno "utili per verificare effettivamente ogni elemento dell'azione relativa anche alla giusta contestazione delle aggravanti già riconosciute e anche delle altre per le quali la procura giustamente al pari della famiglia vuole vederci chiaro", aveva affermato in precedenza il legale, entrando nella casa di via Novella per gli accertamenti irripetibili, per i quali, ha ricordato l'avvocato Cacciapuoti, "noi, in qualità di persone offese, ci siamo affidati ai consulenti della procura, senza nominarne di nostri".

L'ADDETTO ALLE PULIZIE: "CENERE DAL PIANEROTTOLO FINO AL GARAGE" - Impagnatiello "mi ha chiesto scopa e paletta per pulire il garage", ha raccontato al Tg1 il signor Francesco, l’addetto alle pulizie del condominio di Senago dove vivevano Giulia e il compagno che l’ha uccisa, tentando per due volte di bruciarne il cadavere. E infatti il signor Francesco, sentito ieri dai carabinieri che indagano sull’omicidio, racconta di aver notato “cenere da due tre gradini sopra il pianerottolo (in cui la coppia viveva, ndr) fino al garage. Non era una scia, era del materiale sospeso, leggero, ma quando si scopava, si capiva che non era polvere”.

Un dettaglio che in quel momento non insospettisce l’addetto alle pulizie, ignaro della scomparsa di Giulia. “Io martedì non sapevo ancora niente, quindi non ho pensato nulla”, spiega Francesco, che solo quando Impagnatiello, nella notte tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana confessa l’omicidio, dice di aver “collegato quello che avevo visto e sentito con quello che veniva detto in televisione”.

Dopo aver notato la cenere, il martedì mattina l’addetto alle pulizie incontra Impagnatiello nei garage. “Ero nel locale pattumiera, stavo pulendo il bidone dell’immondizia e lui mi ha chiesto scopa e paletta per pulire il garage”. Attrezzi che vengono consegnati a Impagnatiello, che poi “li ha rimessi a posto”. In quel momento il barman 30enne reo confesso “non era agitato, era tranquillo”, riferisce Francesco.

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