Ricercato per l'omicidio dell’ex fidanzata, trovata morta ieri, è stato fermato a 150 km da Lipsia in auto con luci spente. Il legale della famiglia: "Non avrebbe nessun senso opporsi all'estradizione"
Filippo Turetta è stato arrestato in Germania e in tempi brevi verrà trasferito in Italia. Ricercato per l'omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin - di lui si erano perse le tracce da domenica scorsa quando la sua auto è stata intercettata in Austria - è stato fermato su mandato di arresto europeo. E' stato trasferito nel carcere di Halle dopo la convalida dell'arresto. In una nota della polizia di Halle si legge: "Il cittadino italiano di 21 anni è stato portato davanti al giudice del tribunale locale di Halle intorno alle 17 di oggi. Il giudice ha convalidato l'arresto" di Turetta, che "è stato portato nel carcere" di Halle.
Secondo le procedure previste dal mandato di arresto europeo (mae), emesso dalle autorità giudiziarie italiane, la Germania dovrà adottare la decisione finale sull'esecuzione del mandato entro 60 giorni dall'arresto.
Durante l’udienza di convalida dell’arresto, Turetta ha dato il consenso alla consegnaa. Lo spiega all’Adnkronos l’avvocato Emanuele Compagno che difende il 22enne. Un sì al ritorno in Italia che dovrà essere ripetuto davanti al giudice tedesco che poi, a stretto giro, dovrebbe dare il consenso al ritorno del giovane che deve rispondere di omicidio volontario aggravato. Sui tempi del rientro non si ha certezza: potrebbe avvenire entro 48 ore.
Il ricercato, prevedono le norme, deve essere consegnato il più rapidamente possibile a una data convenuta tra le autorità incaricate, al massimo entro 10 giorni dalla decisione finale relativa all'esecuzione del mandato d'arresto europeo. Fonti a conoscenza delle procedure, interpellate dall'Adnkronos, sottolineano che, "essendo le evidenze contro Turetta così eclatanti, è prevedibile che la consegna avverrà in tempi molto rapidi".
A quanto apprende l'Adnkronos, il 22enne è stato arrestato mentre era fermo su un'autostrada in Bassa Sassonia, a 150 chilometri da Lipsia. Era al lato della strada, con le luci spente, mentre la legge tedesca prevede che le luci siano sempre accese. I poliziotti tedeschi si sono fermati per un controllo e hanno riconosciuto il giovane e la targa, che era stata segnalata dall'Interpol. Per la Bild, l'arresto è stato effettuato già nella serata di sabato 18 novembre.
Da quando l'auto del 22enne era stata avvistata in Austria si erano fatte mille ipotesi sul destino del giovane in fuga da Vigonovo (Venezia) dopo aver tramortito, colpito con più coltellate l’ex fidanzata Giulia ed essersi disfatto del corpo buttandolo da un dirupo a Piancavallo, vicino al lago di Barcis.
Su di lui era stata emessa un’ordinanza di arresto, quindi diffuso un mandato di arresto europeo per omicidio volontario aggravato, dopo che le forze dell’ordine avevano visionato le immagini delle telecamere della zona industriale di Fossò.
Immagini inequivocabili: la sera di sabato 11 novembre i due litigano animatamente nell’auto, muovono le mani, poi Filippo sembra colpirla al viso. Lei scende dall’auto, scappa, lui la insegue, la prende per il cappuccio del giaccone e la colpisce violentemente, forse con un coltello. Giulia cade, sanguinante ed esanime. Filippo la prende per i piedi, apre il portabagagli e la getta dentro. Con quel corpo il 22enne viaggia per oltre 100 chilometri fino a quel lago artificiale nel cuore della Valcellina dove ieri è stata trovata dopo giorni di ricerche e speranze.
La fuga di Filippo prosegue in solitaria. Con la sua Gran Punto punta verso il Friuli, poi raggiunge San Candido domenica mattina 12 novembre ed entra in Austria dove per ben due volte passa sotto un targasystem tra Lienz e la Carinzia. Le sue tracce si perdono fino a oggi quando viene bloccato in Germania a bordo della sua auto.
"Abbiamo avuto stamattina la notizia che ci aspettavamo. Ringrazio di cuore le forze dell’ordine, l’Arma e le procure, è stata una settimana pesantissima, abbiamo visto una grande parte d’Italia starci accanto", dice Stefano Tigani, avvocato che assiste la famiglia di Giulia Cecchettin. "Ora inizia il processo che dovrà spiegare i fatti. Solo l’accertamento tecnico dei fatti potrà dire cosa è successo, quantomeno abbiamo riportato Giulia a casa. Siamo in uno Stato di diritto, non di polizia, seguiremo il processo" in cui si stabilirà la colpevolezza o meno del 22enne arrestato.
Il corpo di Giulia Cecchettin è stato ritrovato ieri nella zona del lago di Barcis, in provincia di Pordenone in Friuli Venezia Giulia. La 22enne sarebbe stata colpita con alcune coltellate nella parte alta del corpo tra cui il collo, poi sarebbe caduta per 50 metri fino a quando è finita in un canalone vicino al lago di Barcis. Ci sono volute ore per recuperare il cadavere, riconosciuto dal padre nel pomeriggio di ieri, e ci vorrà tempo per avere tutte le risposte su quanto è successo. La prossima settimana ci sarà l’autopsia. Solo allora si potrà capire, tra l’altro, se e quale coltellata è risultata mortale e se Giulia è stata uccisa subito dopo la sua scomparsa o meno.
Già da venerdì scorso Turetta era stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di tentato omicidio dopo che un video, esaminato dagli inquirenti, documentava che il giovane aveva aggredito violentemente Giulia per poi caricarla esanime in auto per proseguire la fuga. Al giovane erano stati rivolti diversi appelli, tutti con l'obiettivo di convincerlo a tornare e a costituirsi. "Filippo, consegnati alle forze dell'ordine", l'appello dei genitori del giovane.