"Con 993 morti quello di oggi è un triste record fin dall'inizio della pandemia in Italia. E se i dati relativi alla percentuale dei positivi sui tamponi (10%) mostra segnali incoraggianti, questi morti devono essere un monito e ricordarci che il coronavirus non fa sconti a nessuno. Dobbiamo evitare distrazioni e capire che, se il trend in Italia è in fase di discesa, i numeri sono ancora alti ed è presto per cantar vittoria". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive all'Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell'Unità operativa di Malattie infettive della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma.
"Se guardiamo il quadro complessivo, il picco appare alle spalle - continua l'esperto - e oggi registriamo alcuni interessanti dati positivi, come quello relativo ai ricoveri in terapia intensiva e nei reparti: sono 'spia' di una riduzione della pressione sulle strutture sanitarie. Strutture che però - avverte - ancora sono molto impegnate dai casi di Covid-19". Come spiegare allora questo record di decessi, quasi mille in 24 ore? "Questo dato è conseguenza di quello che è avvenuto giorni fa", quando il virus correva nel Paese. "I pazienti deceduti hanno una storia, a volte anche lunga, di malattia. E ormai sappiamo che il dato dei decessi è l'ultimo parametro che migliora".
Ma quando inizieranno ad arrivare buone notizie su questo fronte? "E' difficile fare previsioni. Dobbiamo ancora aspettare. I segnali che ci arrivano dai numeri indicano che la curva deve scendere ancora per allentare le misure senza troppi rischi", spiega Cauda.
Quanto al limite di casi per abitanti necessari per essere più tranquilli e procedere con ulteriori aperture, Cauda sottolinea: "Non parlerei del numero giornaliero dei contagi, che può risentire dei tamponi: penso invece che bisognerebbe arrivare allo 0,5-0,6% di positivi sui tamponi per stare relativamente tranquilli. Un dato, per avere un'idea, molto vicino a quello che registravamo nei mesi estivi".