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Covid, Abrignani (Cts): "Solo 10% di chi è vaccinato è contagioso"

"La vaccinazione riduce in modo impressionante sia il rischio di ospedalizzazione e morte, che il numero di contagi"

(Foto Fotogramma/Ipa)
(Foto Fotogramma/Ipa)
28 luglio 2021 | 11.13
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"Solo il 10% di chi è vaccinato è contagioso". Lo spiega l'immunologo e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) in un'intervista a 'Corriere della Sera'. Chi è vaccinato contro il Covid può comunque infettarsi e trasmettere l'infezione? "Premesso che il rischio zero in medicina non esiste e che sta circolando una variante estremamente contagiosa, la Delta, la vaccinazione riduce in modo impressionante sia il rischio di ospedalizzazione e morte, che il numero di contagi - evidenzia - Dunque anche le possibilità di trasmettere il virus: se non sono positivo, non posso infettare altre persone".

Sergio Abrignani è professore ordinario di Patologia generale all'Università Statale di Milano e direttore dell'Istituto nazionale di genetica molecolare 'Romeo ed Enrica Invernizzi'. Di che percentuali stiamo parlando? "Nelle fasi più pesanti della pandemia - risponde - sia in Italia che in Gran Bretagna c'era un morto ogni 50 infettati, ora a 6 mesi e mezzo dall'inizio della campagna vaccinale e con una variante super diffusiva divenuta predominante, in Gran Bretagna si stima circa un morto ogni 500 infettati. Il ciclo completo di vaccino Pfizer (due dosi) protegge all'88% da malattia grave e morte e tra il 65 e il 90%, secondo gli ultimi dati inglesi, dal rischio di contagiarsi e quindi trasmettere l'infezione"." Pensiamo - continua - a un ambiente chiuso con uno o più positivi: se i presenti sono tutti vaccinati se ne infettano nel peggiore dei casi 65 su 100, se non sono vaccinati la percentuale può salire al 100 per cento. La variante Delta ha un R0 stimato di 5-8 (i soggetti che può contagiare un positivo), il ceppo di Wuhan aveva un R0 di 2,5 e la variante Alfa è a 4-5".

I no vax sostengono che nei giovani gli effetti collaterali dei vaccini possono superare i benefici. È così? "No, è fondamentale che gli under 40 si vaccinino, per vari motivi: proteggere sé stessi, i propri cari (soprattutto se fragili) ed evitare che il virus continui a circolare. Nell'ultimo mese l'età media dei nuovi contagi è 27 anni e il 24,8% dei casi ha riguardato la fascia 0-18 anni. Lasciare un'intera fetta di popolazione non vaccinata può portare allo sviluppo di nuove varianti", risponde Abrignani.

Quanto incide la fascia under 18 nel superamento della pandemia? "In Italia i ragazzi tra i 12 e i 17 anni - oggi vaccinabili con Pfizer - sono circa 3 milioni. Un bacino molto vasto per l'infezione - ricorda l'immunologo - Inoltre i rischi legati a Covid nei bambini non sono pari a zero: in questo anno e mezzo i morti tra 0 e 19 anni sono stati 28, secondo dati dell'Iss. Con i vaccini possiamo evitare che se ne aggiungano altri. I minori con fragilità sono per fortuna pochi (pensiamo per esempio ai pazienti oncologici), ma non dimentichiamo che in Italia circa un bambino su dieci è obeso (9,4%) e l'obesità rappresenta uno dei fattori di rischio per le forme gravi di Covid. Non solo. In molte famiglie ci sono persone che, seppur vaccinate, non sono protette. Basti pensare ai tanti pazienti in chemioterapia o che assumono farmaci immunosoppressori. Vaccinare un figlio o un nipote significa ridurre drasticamente le probabilità che un padre o un nonno fragili finiscano in ospedale per Covid con altissimi rischi di morte".

La Gran Bretagna ha iniziato la campagna vaccinale prima di noi. In Italia dobbiamo procedere a pieno ritmo proteggendo tutte le fasce di età per evitare che la situazione torni a peggiorare». Il vaccino è l'arma vincente per sconfiggere il virus? "Sì, non possiamo confidare nella stagionalità o nell'esaurimento naturale dell'infezione. Pensiamo alla polio: la malattia è stata debellata in quasi tutto il mondo grazie al vaccino. A livello globale abbiamo superato i 3 miliardi e mezzo di dosi somministrate contro Covid - conclude Abrignani - Gli eventi avversi sono stati limitati, pensiamo alle trombosi rare collegate ai vaccini a vettore virale per le quali le Agenzie regolatorie hanno cambiato la destinazione per fasce di età. Quelli a mRna hanno mostrato un'efficacia e una sicurezza di altissimo livello e si sta studiando un loro possibile utilizzo anche nei bambini under 12".

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