'Tensioni con Atene? Erdogan vuole distrarre da veri problemi'
"Il crescente attivismo internazionale del presidente Erdogan è un riflesso dell'ambizione personale e delle crescenti preoccupazioni politiche ed economiche interne". Lo afferma Vassilis Ntousas, responsabile delle operazioni europee dell'Alliance for Securing Democracy del German Marshall Fund, a proposito del ruolo di negoziatore che il leader turco si è ritagliato nel conflitto in Ucraina.
Il tentativo di mediazione tra Mosca e Kiev, associato alla ferrea volontà di organizzare un faccia a faccia sul suolo turco tra Volodymr Zelensky e Vladimir Putin, e l'accordo sull'esportazione di grano ucraino raggiunto con l'intervento decisivo dell'Onu, dimostrano il "desiderio" di Erdogan di "elevare il ruolo del suo Paese e personale a livello regionale e internazionale", sostiene l'analista greco, secondo cui "Ankara sta tentando un equilibrismo sempre più difficile tra i suoi impegni nei confronti degli alleati occidentali e della Nato, e di suoi legami con la Russia".
La domanda principale è quanto sia "sostenibile" questo equilibrismo, dichiara Ntousas, evidenziando come "le azioni e la retorica di Erdogan dovrebbero essere viste come un modo per rafforzare il ruolo, gli interessi e l'autonomia d'azione della Turchia in un contesto regionale molto difficile". Ma, con la lira turca che sta "affondando" e l'inflazione in "rapido aumento", ritiene l'esperto, queste azioni servono anche per "proiettare l'immagine di Erdogan come mediatore e 'power broker' " con l'obiettivo non solo di mettere al riparo la Turchia da possibilità criticità regionali, ma anche di sostenere "le sue ambizioni politiche in vista delle imminenti elezioni cruciali nel 2023".
Le crescenti tensioni o addirittura le crisi "reali, immaginarie o inventate" dalla Turchia nei suoi rapporti con la Grecia, il suo "vecchio nemico", possono essere "un modo semplice per distogliere l'attenzione dai reali problemi economici e politici che Erdogan e il suo partito stanno affrontando", prosegue Vassilis Ntousas, mentre il leader turco continua a ad alzare il tiro contro il governo di Atene, in un crescendo di tensioni alimentate da dispute su isole contese, migranti e gas.
Secondo l'analista greco, malgrado i toni sempre più aspri usati dal leader turco, "pochi prevedono un conflitto reale" tra i due Paesi, mentre "sono in aumento i rischi legati a un incidente". Ntousas invita a guardare al contesto politico turco per capire perché Ankara non perda occasioni per attaccare verbalmente il suo vicino, sottolineando che Erdogan "sta combattendo per la sua sopravvivenza politica in vista delle elezioni del prossimo anno, mentre l'opposizione unita lancia la sfida più forte al presidente turco e al suo partito al potere, l'Akp, da quasi 20 anni".
Le minacce contro la Grecia e il fatto di inquadrarla come "una minaccia esterna" di per sé toccano "questioni reali e irrisolte tra i due Paesi, ma hanno anche lo scopo di raccogliere sostegno interno", conclude Ntousas, secondo cui un fattore di rischio "risiede nella questione di quanto questa retorica crescente e le sue sfumature nazionaliste contro la Grecia" possano cambiare il posizionamento turco nei confronti di Atene nel lungo termine "indipendentemente da chi vincerà le elezioni del prossimo anno, ma soprattutto se il 2023 porterà una Turchia post-Erdogan".