"La campagna 'Parla più forte della tua Ar' credo che sia una delle iniziative più azzeccate per noi pazienti reumatologici, in particolare per quelli che hanno una patologia come l’artrite reumatoide. E lo è per diversi motivi: fornisce informazioni al paziente, oltre a implementare le comunicazioni nel campo della ricerca. Come presidente di Anmar ho voluto aderire a questo progetto perché vedo che molte persone con la malattia sono ancora spaesate. Soprattutto dopo la pandemia in tanti hanno tentato di trovare altrove notizie sull’utilizzo di alcuni farmaci mentre la campagna offre informazioni mirate sulla patologia e sulle cure". Silvia Tonolo, presidente dell’Associazione nazionale malati reumatici plaude all’iniziativa promossa da AbbVie con il patrocinio di Anmar e Apmarr, perché "mira a incentivare il rapporto tra medico e paziente", spiega Tonolo.
"Un dialogo che può avvenire solo all’interno dell’ambulatorio. È qui infatti che nasce un’empatia particolare grazie alla quale il paziente, rassicurato dalle giuste informazioni, è più propenso a seguire la terapia con continuità. Non dimentichiamoci che il bugiardino allegato ai farmaci a volte disorienta chi è affetto da una patologia, mentre all’interno dell’ambulatorio il paziente ha tutte quelle informazioni e quindi essere più aderente". Non solo. All’interno dell’ambulatorio, secondo Tonolo, si deve parlare sempre più di remissione: "una parola che è sinonimo di speranza, che ci fa intravedere la luce in fondo al tunnel - sottolinea la presidente di Anmar - che ci dà la possibilità di vedere la nostra vita in rosa, di tornare alla normalità e ad avere una buona qualità di vita. Per questo motivo è fondamentale che medico e paziente affrontino tutti gli argomenti, dalla terapia farmacologica alla vita personale del paziente, lavoro e sfera sessuale, senza dimenticare le problematiche legate all’aspetto psicologico, la gestione della patologia e le terapie personalizzate".
In merito alle terapie per i pazienti con artrite reumatoide ad oggi disponibili, per Tonolo "sono sufficienti per garantire una buona qualità di vita". Dopo "l’avvento dei farmaci biologici, nel 2000, abbiamo visto un netto miglioramento in questi pazienti. Ma è necessario personalizzare le cure. Non tutti i pazienti sono uguali, non tutti hanno un’anamnesi uguale e molti spesso hanno anche delle comorbidità. Oggi grazie a questi farmaci fortunatamente possiamo avere una migliore qualità di vita ma vanno sempre condivisi con il reumatologo", conclude.