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Super Green pass e regole non vaccinati, cosa dicono gli esperti

Le parole di virologi, infettivologi e immunologi sull'ipotesi al vaglio del governo

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22 novembre 2021 | 16.32
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Un super Green pass Italia e una sorta di lockdown per non vaccinati come ipotesi e soluzione per scongiurare una nuova e pericolosa ondata di contagi da coronavirus nel Paese. Questa l'ipotesi al vaglio del governo in queste ore, con regole più restrittive per i no vax nostrani in caso di passaggio di una regione in zona arancione e rossa. Ma cosa ne pensano gli esperti? A rispondere sono virologi, infettivologi e immunologi dopo le indiscrezioni sulle possibili nuove misure.

"All'ipotesi del lockdown 'dedicato' ai non vaccinati e del Green pass rinforzato non ci saremmo mai arrivati se avessimo tenuto conto fin dall'inizio che il virus non va via, ma che, pur restando, non avrebbe più trovato davanti a sé le grandi praterie che ha invece trovato arrivando all'improvviso 2 anni fa. Per questo già da diversi mesi risulta intollerabile chi, non guardando davanti alla realtà dei fatti, continua a compiere veri e propri attentati alla salute dei più. E allora, seppure con ritardo, ben vengano misure restrittive decise, finalizzate ad impedire ogni eventuale ipotesi di nuove improponibili ondate", sottolinea all'Adnkronos Salute l'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la Medicina personalizzata. "Il punto fondamentale - ribadisce - è quello di arginare l'irresponsabilità, ovvero spegnere i canali di una propaganda alienante, quando non provocatoria, che incute paura immobilizzante agli indecisi". Bisogna "evitare i buonismi di facciata improntati alla mediazione alternativa di chi continua a dare un colpo al botte ed uno al cerchio - evidenzia l'esperto - E' tempo di fornire invece indicazioni nette, precise, definite in versione univoca, disimpegnandosi da inutili sfide con chi della prevenzione continua ad avere un'idea diversa o nessuna idea, e puntando esclusivamente ad affermare una pratica basilare di tutela a favore della stragrande maggioranza della popolazione".

"Portare ad esempio concreto i numeri, le statistiche, i dati oggettivi, le differenze evidenti tra le realtà più vaccinate e quelle meno vaccinate, non serve a nulla - avverte Minelli - non basta a convincere chi, a prescindere, si è già disposto a negare, a controbattere, ad argomentare senza cognizioni, a proporre distorsioni della realtà, a sciorinare slogan senza senso, a ritagliarsi sulle tragedie spazi mortificanti di innaturale popolarità. E da mesi lo abbiamo ribadito, pur considerando (ma poi non più comprendendo) l'estenuante prudenza del decisore che però, alla fine, deve pur decidere per l'incolumità della grande comunità da lui amministrata. Per far questo serve una cognizione puntuale dello stato dell'arte basata su fondamenti scientifici, convinzione, tempestività e lungimiranza".

Il super Green pass, rilasciato solo a chi è vaccinato o ha fatto la malattia, "potrebbe essere la soluzione per portare un numero maggiore di persona a vaccinarsi. Se si limitassero le attività che conosciamo solo a chi è vaccinato o guarito, senza la comodità del tampone ad un prezzo bassa chi sceglie quest'ultima possibilità, perché non vuole vaccinarsi, magari cambierebbe idea. Continuo a sentire parlare di 7 mln di italiani non vaccinati ma non è cosi, sono 13,5 mln perché vanno messi anche gli under 12 che spero tra poco si potranno vaccinare. La scelta del super Green pass andava fatta 2-3 settimane fa per vederne i frutti, ora è anche tardi. Se verrà deciso ora i frutti li vedremo a gennaio", risponde quindi all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova,

Sul lockdown solo i non vaccinati, "i benefici sono limitati", avverte Bassetti e spiega "ciò che ha aiutato enormemente sono le vaccinazioni e su questo non c'è nessun dubbio, il lockdown non risolve i problemi anzi - avverte - i dati della Svezia sono impressionati non hanno mai fatto lockdown e vaccinato il 70% della popolazione, le cose vanno meglio. Occorre valutare le misure attentamente, magai - suggerisce - optare per l'obbligo delle mascherine Ffp2 per alcune categorie". "I calciatori dovrebbero avere una corsia preferenziale ma per la prima dose, calciatori possono essere vaccinati con la terza dose anche per dare un messaggio di comunicazione importante". Così Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ospite di '24Mattino' su Radio24. Sulla scelta del Bayern Monaco di tagliare lo stipendio ai calciatori no-vax? "Giusto, resto dell'idea che il Super green pass sia la strada giusta, se non sei vaccinato allo stadio non puoi andare", conclude Bassetti.

Per Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), il super Green pass "non dà una sicurezza al 100%: c'è sempre una piccola possibilità che il vaccinato e il guarito possano trasmettere il virus, anche se sicuramente per poco tempo e con carica virale bassa", evidenzia all'Adnkronos Salute. Secondo l'esperto, per modificare l'attuale Green pass andrebbe considerato un punto: "Occorre tenere presente che esiste una gradualità nella sicurezza che può dare aver fatto il vaccino, la terza dose o essere guariti dal Covid - ricorda -. Se il Green pass viene rilasciato entro 3 mesi da queste 3 possibilità è un conto, a 6 mesi un altro perché inizia già una riduzione del titolo degli anticorpi e dopo i 6 mesi questo dato si riduce ancora di più. Quindi mi pare necessario calcolare bene la tempistica sia delle vaccinazioni sia della malattia naturale, in ottica certificato verde". "Ma al di là del Green pass - avverte Andreoni - mi pare evidente che dobbiamo assolutamente mantenere le misure che già conosciamo bene: la mascherina indossata al chiuso e all'aperto se ci sono assembramenti, la distanza e l'igiene delle mani".

Per Massimo Ciccozzi, docente di Statistica medica ed Epidemiologia all'università Campus BioMedico di Roma, "il super Green pass è un vantaggio. Io ho sempre detto che non mi piaceva il certificato verde con il tampone antigenico, in primo luogo perché dà un 30% di falsi negativi che non sono pochi, e poi fatto a 48 ore non dà alcuna garanzia", spiega all'Adnkronos Salute. Tuttavia, avverte l'esperto, "non basta il super Green pass o il 'super super super Green pass', se tutti non continuiamo a mantenere le attenzioni nei comportamenti e soprattutto a indossare la mascherina. Ovviamente - precisa - il lavoro deve essere garantito a tutti", quindi il Green pass per vaccinati e guariti non può essere esteso anche a quell'ambito, "ma al lavoro - insiste Ciccozzi - mettiamoci la mascherina. Purtroppo, anche se è obbligatorio non è scontato perché chi fa la multa a chi non la porta?". "Il lavoro come pure la manifestazione è un diritto della persona. Vuoi manifestare? Fallo, ma - ribadisce l'epidemiologo - se anche all'aria aperta si sta appiccicati, bisogna mettere la mascherina. Allo stadio al 100% di capienza? Sì, però devi mettere la mascherina. Non roviniamo tutto - esorta - Non cadiamo nell'errore di togliere la mascherina neppure con il Green pass con la doppia vaccinazione. Bisogna sempre ricordare che con la doppia vaccinazione ci si può contagiare nel 23% dei casi. Il vaccino è importante perché funziona contro la malattia e infatti le curve dei ricoveri e dei morti si stanno abbassando. L'anno scorso nello steso periodo avevamo un numero di decessi 10 volte superiore".

"Il problema fondamentale è che mancano dei dati in letteratura che ci dicano che questa differenza tra vaccinati e non vaccinati possa tradursi in un'efficace controllo dell'infezione e quindi in un reale controllo dei contagi", spiega quindi all'Adnkronos Salute Roberto Cauda, direttore di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma. "Sulla carta - ragiona l'esperto - potrebbe essere di sì nel senso che, laddove tu in determinate attività riduci l'ingresso a queste persone non vaccinate, statisticamente hai un minor rischio di avere persone infette. Ovviamente non porti il rischio a zero, perché il rischio zero sappiamo tutti che non esiste, però sicuramente lo riduci". Non solo. "Un super Green pass - osserva ancora Cauda - potrebbe avere un effetto indiretto di aumento della vaccinazione, perché magari qualcuno che adesso è indeciso potrebbe decidersi, auspicabilmente, a fare il vaccino. E questo, unito al resto, potrebbe essere di impatto". "Resta però un punto interrogativo - precisa l'infettivologo - e cioè: se le persone" non vaccinate "vanno a lavorare, pigliano l'autobus eccetera, tu riduci, ma non annulli" la circolazione del virus, "perché queste persone non è che sono chiuse in casa". Ci vorrebbe un lockdown per i non vaccinati come ha fatto l'Austria? "E' una scelta molto difficile e tra l'altro ha dei risvolti di natura economica, sociale e politica. Tutto - conclude - dipenderà dai controlli. Qualunque sia la decisione presa, questa funzionerà se ci sono i controlli".

La Germania ha un numero "non sufficiente di vaccinati" contro Covid-19, "tanti casi e diversi morti; noi dobbiamo far in modo di avere tantissimi vaccinati, pochi casi e pochissimi morti", ma l'Italia rischi di finire come la Germania "se non aumentiamo le prime dosi" e "non corriamo con le terze". Così all'Adnkronos Salute Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e docente di Igiene all'università Cattolica di Roma, che su Twitter ha rilanciato l'appello del ministro della Sanità tedesco, Jens Spahn, ai connazionali: "Vaccinati, guariti o morti" entro la fine dell'inverno. Per accelerare con le vaccinazioni anti-Covid, prime e terze dosi, occorrerebbe quindi "un Green pass solo per vaccinati e per chi è guarito" dal Covid.

"Se il super Green pass entrasse in vigore dalla prossima settimana salviamo il Natale, se questo accadesse dopo si rischia di non riuscirci. Io lo introdurrei già da lunedì prossimo", le parole di Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano, ospite di 'Un giorno da pecora' su Rai Radio 1.

"Non cediamo al panico". Covid-19, "grazie ai vaccini, sta diventando una sindrome influenzale endemica. E mentre sale il livello di immunità naturale nella popolazione, le cose da fare sono ovvie, quasi banali: vaccinare tutti, bambini compresi; fare la terza dose a tutti dopo 6 mesi dalla seconda (Israele docet); promulgare restrizioni solo per i non vaccinati (Green pass); lasciare che i pienamente vaccinati facciano una vita normale". Questa quindi la 'ricetta' del virologo Guido Silvestri, docente negli Usa alla Emory University di Atlanta e fondatore della pagina social 'Pillole di ottimismo'. Una visione positiva che lo scienziato invita a mantenere anche in questa fase, confortati dai dati che arrivano dal Regno Unito. "Nell'ondata dell'autunno-inverno 2020-2021, nonostante non ci fosse la variante Delta - spiega su Facebook - la letalità calcolata di Covid in UK è stata del 2,2% (84.509 morti su 3.859.241 casi), con numeri di ricoveri in terapia intensiva tali da mettere in crisi il servizio sanitario pubblico. Invece nel periodo dal 1 giugno 2021 ad oggi la letalità calcolata di Covid è stata dello 0,3% (16.109 morti su 5.359.091 casi), con numeri della terapie intensive mai davvero preoccupanti. Il che vuol dire che oggigiorno, grazie ai vaccini, e nonostante sia la presenza della Delta che la assoluta mancanza di restrizioni, la letalità reale del Covid è attorno allo 0,1-0,2%".

Da qui le indicazioni di Silvestri, "sperando che cessi, una volta per tutte - auspica il virologo - il catastrofismo mediatico che ci perseguita da marzo 2020, e che i politici ed i tecnici istituzionali mostrino coraggio e dicano chiaramente che il rischio zero non esiste, ma la strada da percorrere è chiara e da questa non si torna indietro".

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