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Sanremo 2025, Morgan: "Non mi interessa, tutti i cantanti appartengono a solo 3 case discografiche"

Le canzoni? "Non le ho neanche sentite e non mi interessa farlo, negli ultimi 10 anni edizioni tutte uguali, con mancanza di interesse per la musica e grande baccano senza senso"

Sanremo 2025, Morgan:
15 febbraio 2025 | 17.58
LETTURA: 3 minuti

"Le canzoni? Non le ho neanche sentite e non mi interessa proprio ascoltarle nel senso che ne ascolti una e sembra che le hai ascoltate tutte, ma non solo le canzoni, anche le edizioni stesse del Festival sono tutte la stessa cosa, negli ultimi 10 anni si tratta tutto sommato della stessa cosa, con una grande mancanza di interesse per la musica e per la canzone e un grande baccano senza senso dove invece dovrebbe starci il servizio pubblico”. Così Marco Castoldi, in arte Morgan, commenta all'Adnkronos il Festival di Sanremo. “Non mi riferisco alle canzoni in modo specifico – sottolinea - ma al contesto in generale per come viene messo in atto, la mia è una considerazione sul tema di un’istituzione popolare di grande importanza a livello sia culturale che finanziario”.

Qual è il problema? 

“Tutti i cantanti appartengono a solo tre case discografiche, in pratica è un oligopolio non è libero mercato non è libertà di pensiero e non è costituzionalmente ammissibile. Non c’è nulla di sbagliato nel fatto che ci siano le major, sarebbe strano il contrario, però è assolutamente assurdo che ci sia uno sbarramento per qualunque altro legittimo imprenditore del settore, esistono centinaia di migliaia di etichette indipendenti che in questo paese producono musica importante”.

Quindi?

"E' il quadro generale che non va bene e ripeto: sarebbe come chiedere di giudicare come giocano i singoli giocatori di una squadra che partecipa al campionato illecitamente perché ha selezionato i giocatori escludendo il 99% della popolazione a priori, impedendo di giocare a chi per esempio (tanto per dire delle assurdità) è figlio unico oppure ha il cognome che inizia con la P oppure non ha almeno 200mila euro sul conto corrente: come si fa a giudicare una squadra fatta di 11 giocatori che stanno dentro soltanto perché hanno dei requisiti elitari e non perché sono veramente più bravi?"

Neanche un commento sulle canzoni?

“Mettersi a discutere e giudicare la bontà delle canzoni significherebbe aver accettato questo sistema passivamente, invece io non cedo a questo gioco, che potrebbe anche essere assolutamente divertente, oltretutto il tema della canzone è proprio la mia specifica competenza perché non solo le scrivo ma le insegno anche e le assegno, ricordo che sono nel Guinness dei primati per aver vinto più edizioni di X-Factor di chiunque altro al mondo, e ciò dipende dal fatto che ho assegnato le canzoni giuste alle voci giuste, ma non mi metterò a giudicare le canzoni dei festival finché i festival non saranno costruiti in maniera seria e democraticamente corretta”.

Che fare?

“Se vogliamo essere utili a una causa culturale dobbiamo smetterla di pensare di giudicare le canzoni quando fino ad ora in realtà non c’è stata nessuna volontà di costruire un ambito dove abbia un senso la canzone altro da quello del produrre del fatturato. Confondere l’arte con il mercato e’ stupido, nessuno al mondo si abbassa a tanto. Arte e mercato dialogano e sono complementari ma non si devono distruggere a vicenda, è da folli nichilisti. Se il mercato uccide l’arte, come si sta facendo, uccide anche se stesso, ed è peggio per tutti”. (di Andrea Persili)

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