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Italia quarta al mondo per prezzi più alti dei farmaci

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21 novembre 2019 | 16.58
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Farmaci 'gioiello' nella Penisola. L'Italia si colloca infatti al quarto posto al mondo nella classifica del Medicine Price Index 2019, che mappa le differenze nei costi dei medicinali in tutto il globo. Il primato per i prezzi più cari spetta agli Stati Uniti, dove i medicinali costano oltre il 306% in più rispetto al prezzo medio di 50 Paesi del mondo, seguiti da Germania (+125%), Emirati Arabi Uniti (+122) e Italia, dove il costo è poco più del 90% più alto. Dopo di noi, in classifica, Danimarca, Qatar, Spagna, Olanda, Israele e Islanda.

La classifica è realizzata da Medbelle, fornitore di servizi sanitari digitali britannico, che ha confrontato il prezzo di 13 farmaci riferiti ad altrettante patologie. Il risultato è un indice comparativo tra 50 Paesi che rivela le differenze di costo di alcuni dei medicinali più utilizzati, dagli anticolesterolo agli antibiotici, dai prodotti per l'artrite e l'asma agli immunosoppressori. Sono stati inclusi i prezzi medi sia del composto di marca sia delle versioni generiche, per avere un profilo completo di ciascun farmaco. Infine, Medbelle ha uniformato il dosaggio per rendere comparabile il prezzo.

Una volta raccolti tutti questi dati, è stato calcolato il prezzo medio per ciascun composto in tutto il mondo, nonché la misura in cui il prezzo effettivo per dose in ciascun Paese si discostava dal costo globale medio Così si scoprono i primi in classifica, ma anche gli ultimi: la Thailandia è il paese con i prezzi più bassi, -93,93% rispetto alla media, seguita da Kenya (-93,76%), Malesia (-90,80%) e Indonesia (-90,23). Medicine meno care anche in India (-73%), Sudafrica (53%), Russia (51,92%), Turchia (-41,57%), Egitto (38,67%) e Corea del Sud (33,98%).

Il farmaco con la maggiore deviazione di prezzo dalla media globale è il medicinale per la pressione Lisinopril (Zestril*), che negli Usa costa il 2682.56% in più rispetto al prezzo medio globale. "Uno dei risultati più eclatanti dello studio è quanto sia più elevato il costo delle medicine negli Stati Uniti rispetto al resto del mondo. Ad esempio l'insulina: il nostro studio mostra che gli americani spendono circa cinque volte e mezzo in più rispetto alla media globale per questi farmaci salvavita per il diabete. Per vederlo in prospettiva, immaginate se un oggetto quotidiano come un gallone di latte costasse 3,50 dollari in Canada, ma ben 22,85 dollari negli Stati Uniti", commenta Daniel Kolb, cofondatore e amministratore delegato di Medbelle.

"Ci sono stati diversi studi sul costo dei farmaci, ma mai su una scala così ampia e comparativa come questa. Per esempio, il fatto che ci sia una differenza del 2772,92% nel prezzo dell'antipertensivo Zestril tra Indonesia e Stati Uniti è sorprendente", rileva Kolb, cofondatore e amministratore delegato di Medbelle. "In generale, a causa dei diversi livelli di tassazione, costi di trasporto, potere d'acquisto, livelli di reddito e brevetti, sono prevedibili alcune differenze di prezzo" da un Paese all'altro. "Tuttavia, la disparità svelata da questo studio è estrema. Ci auguriamo che questo indice possa essere utilizzato per approfondire la discussione sul gap tra i Paesi in termini di accessibilità e rapporto costo-beneficio dell'assistenza sanitaria", conclude.

LA REPLICA - Italia quarta al mondo per il prezzo dei farmaci? Il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi non ci sta: "Conta l'autorevolezza della fonte e la completezza dei dati. E l'Ocse, che può accedere a dati più completi rispetto a quelli accessibili" a Medbelle, fornitore britannico di servizi sanitari digitali, "dice che la spesa pubblica totale, farmacia più ospedale, procapite in Italia è stabilmente inferiore del 25-30% alla media dei grandi Paesi europei". Una discrepanza rispetto ai risultati della classifica di Medbelle "dovuta anche al fatto che l'indice usato nell'analisi è il prezzo di listino, che da noi però - dice Scaccabarozzi all'Adnkronos Salute - è ben diverso dal prezzo reale".

Quest'ultimo in Italia risente, infatti, "degli sconti praticati in base agli accordi con l'Agenzia italiana del farmaco, della presenza nelle liste di trasparenza, delle gare e dei paybak applicati ai prodotti, come quelli del 5% e dell'1,83%". Tutti elementi che incidono sul prezzo reale dei medicinali e di cui, sottolinea il presidente di Farmindustria, il report non tiene conto. "Gli indicatori usati non sono completi, inoltre si esaminano solo 13 principi attivi e non tutte le confezioni: utilizzando quelle meno costose potrei ottenere il risultato opposto".

Dunque "non creiamo allarmismo: questi sono dati parziali, che non tengono conto della realtà italiana. A me - aggiunge Scaccabarozzi - non torna neanche il resto della classifica generale. I prezzi dei farmaci dipendono anche dal 'peso' dei vari Paesi e dal potere d'acquisto: in questo modo alcuni Stati, come l'Italia, ottengono prezzi inferiori. Noi poi abbiamo un servizio sanitario universalistico, e anche questo conta. I confronti fra Stati diversi, con regole differenti, sono improbi e andrebbero lasciati a chi sa farli, come l'Ocse".

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