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M5S, ira parlamentari contro Taverna per indennità in beneficenza

Lei si difende: "Superata emergenza Covid ripristino rinuncia". Lo sfogo degli eletti: "A noi non fu concesso"

Paola Taverna (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Paola Taverna (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
25 settembre 2020 | 20.32
LETTURA: 2 minuti

E' guerra aperta tra Camera e Senato contro la vicepresidente di Palazzo Madama Paola Taverna, finita nel mirino di diversi parlamentari grillini per il video, pubblicato su Facebook subito dopo la tornata elettorale, in cui si difende a spada tratta dall'azione disciplinare intentata dai probiviri del M5S contro di lei per presunte mancate restituzioni. Così, volto fiero rivolto alla telecamera, Taverna ha snocciolato i numeri di quanto versato in questi 7 anni, ben 309mila euro. Ma a indispettire deputati e senatori -che si sfogano nelle rispettive chat visionate dall'Adnkronos- è l'ammissione, da parte della vicepresidente di Palazzo Madama, di aver chiesto all'amministrazione del Senato, a maggio scorso, la restituzione degli arretrati dell'indennità aggiuntiva da vicepresidente, cui aveva rinunciato,, per un fine nobile: donare tutto alla Protezione Civile per fronteggiare l'emergenza Covid. Quarantaseimila euro, più altri bonifici da 1.750.

Una scelta, la sua, che però ha surriscaldato gli animi. I parlamentari pentastellati, da sempre, rinunciano ai 'benefit' dovuti a deputati e senatori che rivestono ruoli istituzionali. Tra questi, dunque, anche la parlamentare romana. E' una regola scritta nero su bianco nei regolamenti di M5S di Camera e Senato che prevedono la rinuncia preventiva dell'indennità di carica, come ribadito in una mail del capo politico Vito Crimi lo scorso maggio. E qui nasce il malcontento che trova sfogo nelle ultime conversazioni tra gli eletti, e nei corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama.

A chi chiede chiarimenti, in particolare il senatore ligure Mattia Crucioli, Taverna risponde piccata, spiegando di aver restituito a un ente pubblico, "non a chi mi pareva", e di non essere in vena di ulteriori reprimende. Poi, interpellata dall'Adnkronos, spiega che "superata l'emergenza Covid, tornerà a rinunciare al benefit" da vicepresidente del Senato. Susy Matrisciano, presidente della commissione Lavoro di palazzo Madama e dunque anche lei tra i rinunciatari della indennità prevista, ricorda con rammarico di aver chiesto di poter donare la sua quota, ma di aver ottenuto un secco niet dai vertici.

Molto più agguerrita la chat di Montecitorio, complice l'assenza di Taverna tra i membri. Qui c'è chi addirittura invoca l'espulsione, puntando il dito contro presunte disparità di trattamento. Tra le più contrariate, Teresa Manzo, Emanuela Corda, Patrizia Terzoni, Federica Dieni, quest'ultima membro del Copasir. Incredulo anche il deputato Raphael Raduzzi.

Anche perché nella chat, inizia a farsi largo un dubbio: a fine legislatura qualsiasi presidente di commissione può rientrare in possesso della somma a cui aveva rinunciato? E, potenzialmente - il timore che rimbalza - farne ciò che vuole?

Ma soprattutto in molti chiedono di poter seguire, a partire da ora, l'esempio di Taverna, devolvendo i benefit ad enti no profit. "Basta saperlo - scrivono in molti - e non dare luogo a diversità di trattamento". (di Ileana Sciarra e Antonio Atte)

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