
'Irrealistica l'idea di un governo fantoccio, Zelensky o non Zelensky ucraini non accetteranno mai una resa incondizionata"
Per l'Ucraina sicuramente "è un momento molto difficile, ma dire che sia spacciata è prematuro", bisogna vedere fino a che punto Donald Trump si spingerà con le concessioni a Vladimir Putin "pur di arrivare alla pace". All'indomani dei colloqui di Riad, i primi diretti tra statunitensi e russi in oltre tre anni, l'ex ambasciatore italiano a Kiev, Pier Francesco Zazo, analizza con l'Adnkronos gli sviluppi degli ultimi giorni e l'accelerazione impressa dal presidente americano. Mentre assicura che "Zelensky o non Zelensky gli ucraini non accetteranno mai una resa incondizionata".
"Sicuramente per l'Ucraina l'essere stata esclusa dai negoziati di Riad rappresenta un duro colpo - sottolinea Zazo, che era a Kiev il 24 febbraio del 2022, giorno dell'invasione russa - Ma soprattutto le successive, sconcertanti esternazioni di Trump, che addossano la responsabilità all'Ucraina e allo stesso presidente, hanno suscitato una reazione indignata degli ucraini". Che, sia chiaro, "Zelensky o non Zelensky, continueranno a ritenere l’aggressore russo il loro nemico pubblico numero uno", chiarisce l'ambasciatore, per il quale "è irrealistica l'idea di insediare un governo fantoccio" a Kiev manovrato da Mosca.
"Il presidente sarà pure in calo di popolarità, ma il tasso di approvazione secondo gli ultimi sondaggi è al 57% e non al 4% come dice Trump, e gli ucraini non accetteranno mai un governo filorusso, se i russi pensano di poterlo fare è perché vivono in una realtà parallela, nella quale continuano a essere appannati dalla cortina fumogena della loro stessa propaganda", è la convinzione di Zazo.
Così come Kiev non accetterà mai "la resa incondizionata" che vorrebbe Putin. "Prima di tracciare un bilancio definitivo dei colloqui di ieri a Riad, bisogna vedere come proseguirà il futuro negoziato tra Mosca e Washington - avverte l'ex ambasciatore a Kiev, che nel corso della sua carriera è stato anche in Russia - E' vero che Trump ha già detto che l'Ucraina non entrerà nella Nato e che dovrà accettare la perdita di territori occupati, resta però da vedere fino a che punto il presidente si spingerà a fare altre concessioni a Putin pur di arrivare alla pace".
Perché, ricorda Zazo, la Russia "non si accontenta di una tregua sull'attuale linea del fronte, vuole incorporare le 4 regioni che sono state formalmente annesse nel settembre del 2023 (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson) in parte ancora controllate dagli ucraini, ma il punto più delicato è se Trump accetterà o meno la richiesta di Putin di una smilitarizzazione dell'Ucraina, per prepararsi a una successiva acquisizione del pieno controllo del Paese". In questo caso, se il presidente americano dovesse cedere, "si tratterebbe di una resa incondizionata, perché a quel punto l'Ucraina non avrebbe alcuna capacità di deterrenza".
"Ma per quanto stanca, Kiev resterebbe determinata a difendersi, chiedendo il sostegno degli altri Paesi europei, che però non saranno in grado di sostituirsi completamente agli Stati Uniti", riconosce l'ambasciatore, ribadendo che "comunque siano ancora in una fase di prenegoziato". E nella fase del negoziato, se da un lato è scontato il veto russo alla presenza di truppe della Nato in Ucraina - altra cosa è invece l’ipotesi di una forza di peacekeeping di cui farebbero parte europei, cinesi o forse militari di Paesi arabi secondo una delle tante opzioni sul terreno - dall'altro Mosca vuole concordare con Washington "anche una nuova architettura di sicurezza in Europa, che prevede il riconoscimento del ruolo di grande potenza alla Russia e la riattribuzione di sfere di influenza nell'Europa Orientale, in sostanza una Yalta 2" che ridisegni 80 anni dopo l'ordine mondiale, conclude il diplomatico.